Davide Bendotti: "Le Paralimpiadi di PyeongChang sono state il mio riscatto dopo il brutto incidente"

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Davide Bendotti

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Davide Bendotti: "Le Paralimpiadi di PyeongChang sono state il mio riscatto dopo il brutto incidente"

Nell’estate del 2011, a soli 17 anni, un brutto incidente con la moto insieme ad un amico gli ha cambiato radicalmente la vita. Un amico che non c’è più e una gamba amputata per continuare a vivere.

Da quel momento è cominciata quella che lui chiama la sua “seconda vita”. Davide Bendotti, 24 anni, atleta azzurro della Nazionale paralimpica ha raccontato a Neveitalia il coronamento del suo sogno e il suo riscatto personale dopo uno scherzo del destino: rappresentare i colori dell’Italia ai Giochi Paralimpici Invernali di PyeongChang 2018.

Come è nata l’idea di cominciare a sciare dopo l’incidente?

Vivo in montagna, a Colere, provincia di Bergamo. Avevo ripreso a sciare l’inverno successivo all’incidente. Un giorno mia madre ha conosciuto un ragazzo con una gamba amputata che sciava nel comprensorio del mio paese e me l’ha presentato.  È stato lui che mi ha un po’stimolato ad iniziare a fare qualche allenamento e qualche garetta e da lì è iniziato il mio percorso.

Prima dell’incidente sognavi già di diventare un atleta?

Prima dell’incidente già sciavo, ma non a livello agonistico. Sciavo per divertimento con gli amici dopo la scuola. Non pensavo di diventare un atleta.  Nel mio futuro mi sarei visto a lavorare subito dopo la scuola e il diploma. E invece nella sfortuna ho avuto la fortuna di provare a coronare un sogno.

Come sei entrato a far parte della Nazionale italiana paralimpica di sci alpino?

Ho fatto la mia prima gara ai Campionati Italiani nel 2014. È stata una gara disastrosa, ma è stato il via per farmi vedere dalla Federazione e dai tecnici. Dall’anno successivo hanno cominciato a osservarmi e a convocarmi agli allenamenti e dal 2016 sono riuscito a centrare i criteri che loro dispongono per entrare a far parte della squadra.

Oltre ai Campionati Italiani, a che gare hai partecipato?

Ho fatto Coppa Europa, Coppa del Mondo, i Mondiali e le Paralimpiadi di PyeongChang. La Coppa Europa è il livello dove riesco a esprimermi meglio, ho fatto un secondo posto e dei buoni piazzamenti. Per quanto riguarda la Coppa del Mondo devo ancora migliorare e crescere parecchio. Alle Paralimpiadi ho fatto comunque un buon 12° posto in slalom che è anche il mio miglior risultato a livello mondiale in questi quattro anni. Ai Campionati italiani invece ho vinto tre titoli in slalom e uno in gigante.

Quali sono le tue specialità?

Sinora ho praticato tutte le discipline. Sono quattro anni che scio, quindi per crescere e per fare esperienza mi sono adattato un po’ a tutto. Ma la disciplina in cui vado meglio è lo slalom speciale.

Quante ore ti alleni al giorno?

Dipende. Se sono con la squadra mi alleno sia la mattina che il pomeriggio. Quando sono a casa mi alleno una sola volta al giorno facendo 3 o 4 ore. Adesso mi piace anche giocare a tennis con la carrozzina e mi dedico anche a questo sport come hobby.

Che tipo di lavoro è stato fatto per arrivare ai Giochi Paralimpici di PyeongChang?

Io ci ho messo tanto impegno e sacrificio, ma non è solo grazie a me che sono arrivato alle Paralimpiadi. È stato merito anche degli allenatori, della Federazione, della mia società "Polisportiva Disabili Valcamonica" e degli sponsor che mi hanno aiutato a crescere.

Cosa ha significato per te partecipare ad un evento così importante come le Paralimpiadi?

Ha avuto un grosso significato. Mi ha emozionato pensare che nel 2011 ero in un letto di ospedale, avevo perso un amico e non sapevo come poteva essere la mia vita e invece sono stato in grado riprenderla in mano e ho coronato un sogno che ha qualsiasi atleta. Che sia Olimpiade o Paralimpiade. È stato il mio riscatto personale.

Che tipo di rapporto c’è con gli altri ragazzi della squadra che come te vivono ogni giorno la disabilità?

All’interno di una squadra, che sia composta da persone disabili o normodotati, non cambia molto. Con alcuni vai più d’accordo e con altri meno. Ho legato tanto con alcuni ragazzi, specialmente con un compagno con cui sono tre anni che condivido anche la stanza. Si è creato un forte legame di amicizia.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Spero di partecipare alle Paralimpiadi di Pechino e di cercare di portare a casa qualcosa di più prestigioso.

Che consiglio daresti ai giovani come te che da un giorno all’altro si trovano a dover affrontare la disabilità?

La vita va avanti, non bisogna abbattersi. Anche se sprofondi in un abisso, si possono sempre trovare delle stradine per risalire. Nel mio caso, prima dell’incidente, non avrei mai pensato di arrivare a un evento così grande come le Paralimpiadi. Questa mia “seconda vita” invece mi ha dato una possibilità unica.

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Davide Bendotti, Mercoledì 5 Settembre 2018

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