Dietro al successo di Odermatt: saranno Kilde e Schwarz i rivali per il "coppone" nei prossimi anni?

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Dietro al successo di Odermatt: saranno Kilde e Schwarz i rivali per il "coppone" nei prossimi anni?

Il fuoriclasse elvetico sta aprendo una nuova era, quella del post Hirscher: dal lavoro col mental coach ai dettagli tecnici e fisici. Krug, allenatore del team di gigante: "A Palisades Tahoe ha fatto una cosa incredibile".

Marco Odermatt è stato, ancor più che nella stagione olimpica, quella del suo primo oro a grandi livelli nel gigante di Pechino, e della prima Coppa del Mondo conquistata, l'assoluto dominatore di un inverno da record.

Diventa naturale tornare ai grandi del passato e fare subito paragoni, per questo classe 1997 che può riscrivere i libri di storia: al di là dei 2042 punti ottenuti in una singola annata, di certo non una cosa banale e primato assoluto (ciò che più impressiona è la media punti per gare, oltre 80...), le 13 vittorie e i 22 podi, ovvero il massimo raggiunto nel primo caso dal trio Stenmark-Maier-Hirscher, nel secondo dal solo “Herminator” 23 anni fa, oltre alle tre sfere di cristallo (generale, gigante e super-g) e ai due ori mondiali di Courchevel (gigante e discesa), è la sensazione di dominio sul circuito che fa spavento.

In gigante non c'è proprio partita, su qualsiasi pendio e condizione di neve, in super-g poco ci manca, con il solo Kilde che in certi contesti l'ha battuto (due volte su otto gare di coppa), ma è in discesa che “Odi” raccoglie così tanto da far pensare che lottare con lui per la classifica generale risulti quasi impossibile.

Un po' come nell'epoca di Hermann Maier, che è esploso un po' più tardi dell'asso elvetico, ma dal '97/98 sino al terribile incidente motociclistico dell'estate 2001, è stato inarrivabile per chiunque, ad eccezione dei norvegesi nel '98/99.

Un altro norge, Aleksander Aamodt Kilde, è stato il suo vero rivale negli ultimi due anni, ma i punti di distacco al termine di questa stagione di coppa, 700 tondi, sono davvero parecchi considerando che il vincitore delle ultime due CdM di discesa non ha sbagliato quasi nulla nella velocità (uscita di Cortina a parte). Certo, AAK potrebbe ottenere qualcosa in più in gigante, ma sarà durissima contendere il “coppone” al nidvaldese. Molti parlano di un possibile terzo incomodo, Marco Schwarz, vista la sua crescita nel settore velocità e in gigante, anche se è stato altrettanto netto il calo del carinziano (che probabilmente sarebbe stato pronto per lottare per la generale ben prima, senza l'infortunio di 4 anni fa a Bansko) in slalom.

Sono questi tre i nomi caldi per il 2023/24, visto che Henrik Kristoffersen è sempre focalizzato sulle due discipline tecniche e, con questi rivali e questo calendario, non ha i punti per giocarsela.

Cosa c'è dietro al successo e alla costanza di Marco Odermatt? Ce lo prova a spiegare una firma importante come quella di Marcel W. Perren sulle colonne del “Blick”: lo stesso 25enne di Buochs ha spesso parlato del lavoro fatto in termini di mental coaching, la figura dietro questo ruolo è quella di Monika Wicki-Hess, cugina della sei volte campionessa del mondo Erika Hess.

Segue il fenomeno svizzero sin dal 2015: “Marco completa da tre a cinque sessioni di allenamento mentale con me tra aprile e dicembre, ma si va ben oltre. Sa lavorare altrettanto intensamente a livello di tecnica sciistica e nell'area legata alla cura del fisico, io cerco di trasmettere a ogni atleta la volontà di poter risolvere ogni problema legato alla mente”.

Il supporto di Red Bull, come per tanti altri campioni, è fondamentale come quello di un marchio, Stoeckli, legato a Odermatt sin dagli inizi della carriera del ragazzo di Buochs. E dal 2016, con lui c'è uno dei tecnici più stimati del panorama mondiale, l'allenatore tirolese Helmut Krug che lavora con i gigantisti a capo dell'intero settore di Swiss-Ski: non solo l'esperienza, ma anche la rete di contatti che permette di avere spesso la priorità anche nella “Mecca” dell'allenamento, proprio in casa Austria a Reiteralm.

E lo stesso Krug ha raccontato al quotidiano elvetico un particolare che dice tutto del carattere (e della forza) di questo campione. “Quando siamo arrivati a San Francisco (per le gare di Palisades Tahoe), Marco ha accusato un forte stato influenzale. Non avrei mai immaginato, viste le sue condizioni, che potesse fare una prestazione del genere in quel gigante”. Dove, nonostante un grave errore nella 2^ manche, concluse ad appena 3 centesimi da Schwarz. Le tre gare successive tra le porte larghe le ha dominate.

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