Si ribalta tutto, con BasicItalia Spa (proprietaria del marchio torinese che veste gli azzurri da 11 anni) che ha visto accolto il reclamo per la vicenda che obbliga la Federazione Italiana Sport Invernali a rinnovare il contratto con Kappa sino a Milano-Cortina 2026. Ecco com'è andata e i rischi nel prossimo futuro.
Mercoledì 20 Luglio 2022
Un caso che, seppur sotto traccia, fa discutere da mesi nelle stanze dei bottoni e ora vede la FISI uscire sconfitta dalla battaglia legale con Kappa, ovvero il marchio torinese che da oltre un decennio veste gli atleti della nazionale (e che un paio di mesi fa ha concluso un importantissimo accordo con la federsci statunitense).
Oggi è arrivata la decisione del Tribunale di Milano, in merito all'avversa ordinanza di rigetto della domanda cautelare, emessa lo scorso 20 maggio, nel procedimento introdotto dal reclamante, ovvero BasicItalia Spa (proprietaria di Kappa), per il giudizio di merito pendente tra le parti, ovvero il contratto che l'azienda ha iniziato con la Federazione Italiana Sport Invernali nel 2011, rinnovandolo nel 2017 e in scadenza a fine aprile 2022, ma con un diritto di prelazione, a favore dell'azienda piemontese, inserito tra le clausole.
E qui sta il nodo di tutta la storia. La FISI ha inviato a BasicItalia una proposta di sponsorizzazione quadriennale, ovvero dalla prossima annata 2022/23 e fino alla stagione 2025/26 che porterà ai Giochi Olimpici di Milano-Cortina, ricevuta dalla Giorgio Armani Spa, ma l'azienda ha fatto sapere a via Piranesi che intendeva esercitare la propria prelazione, che prevedeva appunto di avviare un nuovo contratto alle stesse condizioni contrattuali della “proposta Armani”.
Secondo la difesa della FISI, questo non bastava ad avviare un nuovo accordo (sempre sulla base delle prossime quattro stagioni) in quanto le condizioni contrattuali non sarebbero state esaustive. Così, la Federazione guidata da Flavio Roda ha proposto a BasicItalia ulteriori condizioni che l'azienda ha ritenuto estranee, ma che nell'udienza difensiva si è detta comunque disposta ad accettare.
Con un accordo già in mano con Armani, la FISI è andata avanti per la sua strada verso il cambio della fornitura di abbigliamento e sponsorizzazione, ma BasicItalia naturalmente ha chiesto alla stessa di non concludere contratti con terzi per il prossimo quadriennio, citando la Federazione per danni.
Il Collegio del Tribunale di Milano ha ritenuto, quindi, che vi sono gli elementi per ritenere concluso dalle parti (BasicItalia e FISI) il nuovo contratto per le stagioni 2022/23, 2023/24, 2024/25 e 2025/26, visto che per Kappa parla chiaro il diritto di prelazione esercitato, avendo tempestivamente comunicato a FISI la sua volontà di concludere l'accordo alle stesse condizioni contenute nella proposta del terzo (Armani).
Il tribunale ha inoltre ritenuto che la condotta tenuta da FISI costituisca un chiaro indice della volontà di concludere con terzi il nuovo contratto di sponsorizzazione, in palese violazione del patto di prelazione.
Una sentenza definitiva, sul reclamo per il procedimento cautelare bocciato in prima istanza, che ribalta tutto con la FISI ora costretta a non poter concludere con terzi accordi per le prossime quattro stagioni, aventi ad oggetto l'utilizzo da parte dei suoi tesserati di beni e indumenti contrassegnati da marchi diversi da quelli di cui è titolare BasicItalia.
Il rischio concreto, visto che l'annata 2022/23 è ormai vicina, è che gli atleti di tutte le discipline FISI si ritrovino senza un marchio ufficiale, visti i rapporti tra l'azienda proprietaria di Kappa e l'attuale presidenza Roda, sempre che il numero 1 di via Piranesi possa avviare un nuovo mandato portando a casa le prossime elezioni federali.
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