Il legale di Johaug: “Prima sentenza forse a gennaio”. E il passaporto biologico supporta la tesi dell'assunzione casuale

Il legale di Johaug: “Prima sentenza forse a gennaio”. E il passaporto biologico supporta la tesi dell'assunzione casuale
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Il legale di Johaug: “Prima sentenza forse a gennaio”. E il passaporto biologico supporta la tesi dell'assunzione casuale

Poco meno di due settimane dopo avere assunto la difesa di Therese Johaug, Christian B. Hjort ha acconsentito ad una lunga intervista con il quotidiano Verdens Gang, nella quale ha analizzato lo stato della vicenda.

L’ultimo pezzo aggiuntosi al puzzle è quello del passaporto biologico, che parrebbe confermare l’occasionalità dell’assunzione di Clostebol. Il che non esclude la possibile negligenza dell’atleta, ma rende ben poco plausibili le teorie di doping sistematico avanzate da alcuni mezzi di informazione.
Secondo l’avvocato Hjort, il punto su cui verterà il processo sarà perciò un altro: “Si tratterà in sostanza di capire se Therese abbia indagato a sufficienza prima di assumere il farmaco, chiedendo espressamente al medico se corresse o meno dei rischi, o se fosse tenuta ad investigare più a fondo. La mia opinione è che lei abbia fatto tutto ciò che era ragionevole aspettarsi”.
Uno dei nodi meno chiari della vicenda è l’errore madornale che uno stimato professionista di lungo corso come il dottor Bendiksen avrebbe commesso. “Uno dei grandi interrogativi è come abbia fatto un medico dello sport d’esperienza come Bendiksen a sbagliarsi così clamorosamente”, ha ammesso Hjort. “L’altro è come Therese abbia potuto non vedere l’avviso “Doping” sulla scatola. D’altro canto, tutte le spiegazioni alternative a quella fornita da medico e atleta – quelle secondo le quali la ragazza avrebbe acquistato il farmaco di persona o si sarebbe dopata deliberatamente – non sembrano affatto plausibili”.
Circa la data della prima sentenza sul caso, Hjort è convinto che possa arrivare per gennaio 2017. L’avvocato ha in ogni caso ribadito l’auspicio che la vicenda possa concludersi quanto prima.
Un aspetto che il legale di Johaug trova particolarmente frustrante è il proliferare di giudizi non sufficientemente qualificati: “Capisco che il caso abbia suscitato l’interesse di tante persone e che molti vogliano dire la loro. Però sono stanco di ascoltare i giudizi di chi, senza alcun titolo, si erge ad esperto non soltanto dei regolamenti, ma anche di ciò che è effettivamente accaduto”.
VG ha sollevato anche la questione del recente caso Sundby. È stato infatti ipotizzato che il precedente possa giocare a sfavore di Johaug, spingendo verso una sentenza più severa, al fine di mettere a tacere le critiche. “Il caso di Therese Johaug deve essere valutato in modo del tutto indipendente rispetto a quello di Sundby. Detto ciò, mi rendo conto della pressione sull’agenzia antidoping norvegese e sul tribunale che dovrà decidere”, ha dichiarato l’avvocato in proposito.
Hjort resta tuttavia ottimista sull’esito della vicenda: “Therese ha spiegato apertamente e onestamente ciò che è accaduto. Sono convinto che la veridicità di quanto ha raccontato verrà riconosciuta anche in tribunale, non appena tutti gli elementi saranno acquisiti”.
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