Il legale di Therese Johaug ipotizza un verdetto in tempi brevi

Pochi giorni fa, l’agenzia antidoping norvegese aveva confermato gli sforzi per accelerare al massimo i tempi, tenendo tuttavia a rimarcare che “la cosa più importante resta comunque che si faccia luce sulla vicenda”.

In ogni caso, anche se i tempi auspicati dall’avvocato Hjort venissero rispettati, la questione potrebbe conoscere altri e ben più lunghi sviluppi. In caso di un successivo ricorso al TAS, infatti, i tempi potrebbero dilatarsi anche oltre la conclusione della prossima stagione. Basti ricordare come la sentenza di Losanna sul caso Sundby sia arrivata soltanto nel luglio scorso, dopo che la FIS aveva accolto le ragioni del norvegese nell’autunno 2015.

Nel frattempo, altri dettagli della vicenda vengono alla luce. Sempre il legale di Johaug ha fatto sapere che il dottor Bendiksen avrebbe consegnato all’atleta l’intero pacchetto acquistato in farmacia. Johaug avrebbe dunque potuto verificare di persona la presenza dell’avviso “Doping” sulla scatola, oltre che sul tubetto di crema.

L’avvocato Lars Jeppe Normann, specializzato in diritto sportivo, ritiene che il particolare mini la credibilità della ricostruzione fornita dall'atleta: “Ora risulta più difficile credere alla sua versione. Se prendi una medicina e c’è un avviso in rosso su un lato della scatola, è difficile non vederlo”.

La spiegazione fornita da Hjort è che l’atleta, una volta rassicurata da un medico nel quale riponeva assoluta fiducia, non si sarebbe più preoccupata di verificare le proprietà della crema o eventuali avvisi prima dell'utilizzo, e avrebbe gettato immediatamente via il contenitore.