Sundby parla per la prima volta del caso Johaug

Sundby parla per la prima volta del caso Johaug
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Sundby parla per la prima volta del caso Johaug

Nei giorni scorsi, molte fondiste norvegesi hanno commentato il caso doping che ha colpito la compagna di squadra Therese Johaug. In Val Senales, NRK ha raccolto ora le impressioni di numerosi componenti di spicco della squadra maschile. Tra questi, anche Martin Johnsrud Sundby, l’altro big norvegese finito nella rete dell’antidoping, per l’assunzione di eccessive dosi di salbutamolo.

Mi è dispiaciuto molto, il giorno in cui abbiamo appreso la notizia è stato difficile per tutti”, ha dichiarato il detentore della sfera di cristallo. “Ho la sensazione che nello sport si venga trattati in maniera diversa rispetto agli altri ambiti. La giustizia ordinaria lascia liberi nove colpevoli pur di non condannare un innocente. Nel nostro ambiente la prima preoccupazione mi sembra che sia quella di non lasciare impunito un atleta dopato”.
Sundby ha affrontato anche il nodo del rapporto fra atleti e opinione pubblica: “Mi dispiace che i giornali stranieri scrivano certe cose su di noi. Posso dire che in Norvegia non bariamo. Però siamo in una situazione nella quale la fiducia del pubblico va riconquistata”.
Infine, l’atleta ha chiuso la porta su una questione che ha tenuto banco per diversi giorni in Norvegia, perlomeno fino all’esplosione del caso Johaug: quella del rimborso dei premi legati alla conquista del Tour de Ski e della Coppa del Mondo 2014-15. La federazione aveva annunciato di non volerne chiedere la restituzione, ritenendo che Sundby fosse esente da responsabilità. La successiva assunzione di colpa da parte del diretto interessato aveva però riacceso il dibattito.
Io e la federazione abbiamo trovato un accordo tempo fa”, ha tagliato corto Sundby. “La federazione si è presa la responsabilità dell’accaduto. Ne abbiamo già parlato tante volte”.
Nella stessa occasione, Finn Haagen Krogh, Niklas Dyrhaug, Eirik Brandsdal ed Emil Iversen si sono uniti al coro di solidarietà per la connazionale. Iversen si è fatto anche portavoce di una preoccupazione diffusa: “Ogni volta che assumiamo un farmaco, dobbiamo controllare ripetutamente se le sostanze che contiene sono tutte lecite. Interpelliamo ogni volta almeno due medici. È molto complicato”.
Gli atleti hanno a disposizione anche una app che consente di incrociare la lista delle sostanze contenute in un medicinale con quella delle sostanze dopanti o proibite. “La uso, e finora non è saltato fuori nulla. Però non mi fido al 100%”, ha concluso Iversen.
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