Lutto nello short track: è morto a soli 23 anni l’ex iridato Noh Jin-Kyu

Lutto nello short track: è morto a soli 23 anni l’ex iridato Noh Jin-Kyu
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Short track – Addio a Noh Jin-Kyu

Lutto nello short track: è morto a soli 23 anni l’ex iridato Noh Jin-Kyu

Un grave lutto ha colpito il mondo dello short track e dello sport sudcoreano. Il 23enne pattinatore Noh Jin-Kyu è deceduto nella giornata di domenica, arrendendosi a un tumore alla spalla dopo una battaglia durata oltre due anni. Il giovane atleta asiatico si era ritirato dall’agonismo nel 2014, dopo che gli era stata diagnosticata la malattia a seguito di alcuni accertamenti effettuati dopo una caduta in gara.

Lo sport del ghiaccio piange così uno dei talenti più precoci affacciatisi alla ribalta in questi ultimi anni. Noh, è infatti stato campione del mondo overall nel 2011 e argento nel 2012 e detiene tuttora i record mondiali dei 1500 metri - 2'09''041 ottenuto nel 2011 – e sui 3000 metri - 4'31''891 datato anch’esso nel 2011, suo anno di maggior splendore.

Nato il 20 luglio 1992, Noh Jin-Kyu, aveva intrapreso la carriera di skater seguendo le orme della sorella maggiore Noh Seon-Yeong. Ben presto mise in mostra suo talento puro, nonostante la giovane età. I suoi primi successi a livello internazionale arrivarono ai Mondiali Junior di Taipei 2010, competizione in cui vinse il titolo overall e quelli su 1000 e 1500 metri. Dopo pochi mesi, al suo esordio tra i “big” dello short track in Coppa del Mondo, ottenne ben cinque vittorie stagionali ad appena 18 anni – due sui 1500, due sui 1000 e uno con la staffetta. Da quell’annata partì la sua scalata al gotha della pista corta che gli regalò una serie irrefrenabile di successi che culminarono con il titolo mondiale overall conquistato da outsider nel marzo 2011 ai Mondiali Senior di Sheffield. Noh chiuse quei Campionati con ben tre ori: il più prestigioso nella classifica generale, corredati da quelli sulle distanze singole nei 1000 e nei 1500 metri. A questi aggiunse il successo nella Super Final sui 3000 metri, mentre fu estromesso nelle batterie dei 500, gara meno avvezza alle sue caratteristiche, non centrando così un Grande Slam che avrebbe avuto del clamoroso. Il 2011 lo confermò sulla cresta dell’onda grazie anche al suo decisivo contributo all’oro della Sud Corea ai Campionati Mondiali a squadre – nell’ultima edizione disputatasi con quel format – a Varsavia, in Polonia, durante i quali colse anche il primato mondiale sui 3000m individuali. Nel mese di gennaio, inoltre, aveva vinto anche i suoi primi ori in carriera agli Asian Games di Astana (Kazakistan), trionfando sui 1500 metri e con la staffetta coreana nella gara su 5000 metri.

L’anno successivo arrivò il dominio assoluto in Coppa, che ne certificò la definitiva esplosione sulla scena mondiale. E a fine stagione si presentò ai Campionati Mondiali di Shanghai per cercare il bis, stavolta partendo da favorito. Una conferma soltanto sfiorata, visto che vinse l’argento overall alle spalle del connazionale Kwak Yoon-Gy. Ma anche in Cina lasciò il segno confermandosi iridato sui 1500 metri - già vinti l’anno precedente in Gran Bretagna -, mentre fu secondo su 1000 e 3000 metri e bronzo con i compagni della staffetta.

Dopo una stagione meno esaltante – quella del 2012-2013 – rispetto alle prime due d’esordio, il coreanosi era presentato determinato nel settembre 2013 a non sbagliare in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi (Russia). I piani si complicarono presto, a seguito di un infortunio in gara patito all’esordio in Coppa del Mondo 2013-201 e la carriera sin lì fulminea e sorprendente di Noh Jin-Kyu dovette subire il primo considerevole stop per via di una caduta a Shanghai. Un incidente che gli causò la frattura della spalla sinistra a cinque mesi dai Giochi Olimpici. I medici avevano allora notato una massa – in quel momento valutata benigna e di piccole dimensioni – in corrispondenza della spalla infortunata. La scelta fu di ritornare alle competizioni dopo pochi mesi, rinviando i trattamenti medici del caso nel periodo immediatamente successivo all’Olimpiade. I fatti diedero inizialmente ragione al coreano, che al rientro aveva dominato la scena alle Universiadi invernali disputatesi nel dicembre 2013 in Trentino, andando a vincere i 1000 e i 1500 metri e iniziando così la sua rincorsa verso Sochi. Ma, a gennaio, un nuovo problema fisico in gara stavolta al gomito, indusse i medici ad ulteriori accertamenti. La diagnosi fu implacabile: gli fu diagnosticata la presenza di un tumore maligno di 13 cm alla spalla sinistra. I medici decisero di intervenire immediatamente rimuovendo chirurgicamente il cancro e procedendo successivamente con la chemioterapia. Anche il governo sudcoreano si mobilitò per garantire le migliori cure a Noh. Per il giovane pattinatore asiatico iniziò così la battaglia più difficile della sua vita. Stavolta non ritrovandosi a combattere contro gli avversari sul ghiaccio, ma contro un male che, purtroppo, si è dimostrato indomabile dopo una lotta durata oltre due anni. Il 23enne si è spento domenica 3 aprile, ad appena 23 anni.

Oltre ai prestigiosi successi iridati e ai due record del mondo ottenuti in carriera, Noh ha vinto 19 gare individuali e 7 in staffetta in Coppa del Mondo ISU. Inoltre ha collezionato un totale di altri 18 podi in World Cup – 8 secondi e 10 terzi posti – aggiudicandosi inoltre sia la classifica generale che quella di specialità sui 1500 metri nelle stagioni 2011-2012 e 2012-2013.

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