Nelle scorse settimane il settimanale d’informazione britannico ha pubblicato un’inchiesta sul settore, rivoluzionato dalle politiche della società di gestione Vail Resorts che, negli ultimi 15 anni, ha introdotto l’Epic Pass e acquisito decine di comprensori sciistici statunitensi, consolidando la propria leadership di mercato.
Lunghe code e piste prese d’assalto fin dalle prime ore del mattino, è questo lo scenario, fotografato dall’inchiesta di The Economist, in alcuni dei più importanti resort statunitensi. Per una giornata di sci gli skipass arrivano a costare oltre 200 dollari, ma sono pochi gli sciatori a spendere giornalmente quella cifra. Prima paghi meno spendi, è questa la tendenza del settore degli impianti sciistici negli Stati Uniti. Una strategia spinta dalle politiche di Vail Resorts, società quotata con sede a Denver che negli ultimi 15 anni ha consolidato la propria leadership di mercato non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo. Nel 2008 l’azienda, che possedeva solo cinque resort, ha lanciato l’Epic Pass, un abbonamento stagionale che consente di sciare illimitatamente in tutte le proprie stazioni sciistiche. Nel corso degli anni la società ha acquisito ulteriori resort sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo, arrivando alla gestione di 41 stazioni sciistiche, in cui viene applicato un modello spiccatamente “corporate”: la società di gestione degli impianti di risalita tende a gestire unitariamente tutta la catena di servizi integrati alla stazione sciistica, dai noleggi e scuole sci, alle strutture ricettive. Un modello di gestione simile è stato attuato in Francia con lo sviluppo, negli anni 60/70, delle grandi stazioni sciistiche integrate “Ski Total”. Modello che si contrappone a quello di tipo comunitario, che prevale in Italia, Austria e Svizzera e che si basa sulla presenza di una moltitudine di piccoli operatori che fanno della propria forza, la capacità di “fare sistema” consorziandosi e associandosi. Emblematico in questo senso l’esempio di Dolomiti Superski. Negli ultimi anni Vail Resorts è sbarcata anche nella catena alpina acquisendo i comprensori svizzeri di Andermatt e Crans-Montana, primi nomi di una lista che sembra destinata ad ampliarsi.
Prima del lancio di Epic Pass, gli abbonamenti erano un prodotto di nicchia, generalmente venduti alla gente del posto e i biglietti giornalieri rappresentavano la fonte prevalente di ricavi. A differenza dell’Europa, in cui le stazioni sciistiche sono spesso di proprietà o sostenute da enti pubblici locali, lo sci in America non è mai stato un business stabile, con le montagne spesso parte di grandi proprietà terriere di famiglie benestanti e incassi degli skipass fortemente condizionati da fattori meteorologici.
Epic Pass ha cambiato l’offerta con gli sciatori che, impegnandosi con forte anticipo rispetto all’inizio della stagione, possono acquisire a prezzi accessibili un pacchetto per sciare illimitatamente in una moltitudine di grandi resort. Il risultato ha reso, per la prima volta dopo decenni, sciare in America affidabile e redditizio. Tutto questo ha avuto un peso per la concorrenza: Vail Resorts sta acquisendo sempre più località assumendo una posizione monopolistica.
Oltre ai grandi resort sulle Montagne Rocciose, Vail possiede anche una dozzina di piccole località sulla costa orientale e nel Midwest che vengono considerate località “feeder” ossia località che nutrono e formano nuove generazioni di sciatori che potrebbero poi essere disposti a venire all’Ovest.
Nel 2018 è stato lanciato Ikon Pass, un abbonamento concorrente a Epic Pass, venduto da Alterra Mountain Company, di proprietà della famiglia miliardaria Crown di Chicago. In questo modello, Alterra non è proprietaria di tutti gli impianti sciistici, ma condivide le entrate con resort indipendenti e, tramite una serie di accordi commerciali, analogamente a Epic Pass, consente di sciare in tutto il mondo. Al giorno d’oggi i resort statunitensi per essere competitivi e sopravvivere sul mercato devono aderire a uno dei due circuiti.
“Nella teoria economica di base, un eccessivo potere riduce l’efficienza di un settore. Le imprese riducono la produzione per poter applicare prezzi più elevati. Esiste, tuttavia un’eccezione: se un’impresa monopolistica può applicare prezzi diversi a clienti diversi non ha bisogno di ridurre la produzione per aumentare il proprio profitto”, questa la riflessione di The Economist.
In questo contesto i prezzi degli skipass giornalieri sono aumentati vertiginosamente sottraendo più denaro agli sciatori insensibili al prezzo e ai facoltosi turisti internazionali, tuttavia, comprando l’abbonamento stagionale in anticipo è possibile spendere molto meno e quindi le piste sono ancora occupate. L’anno scorso le stazioni sciistiche statunitensi sono state visitate da 65 milioni di persone, il numero più alto mai registrato dalla National Ski Areas Associations. Le entrate di Vail sono aumentate del 14% e gli abbonamenti stagionali rappresentano il 61% degli skipass venduti dall’azienda.
Eppure, i cambiamenti non sono del tutto popolari: molte località soffrono di gravi problemi di sovraffollamento e i prezzi degli immobili sono aumentati vertiginosamente e con esso le tasse sulle case di proprietà. La strategia di Vail potrebbe presto scontrarsi con questa problematica: pur consentendo di sciare a prezzi accessibili, i prezzi degli alloggi in vendita o in affitto sono sempre più elevati. Un problema che si ripercuote anche sulla difficoltà a trovare alloggi per i dipendenti, con l’azienda che lo scorso anno, per ovviare a questo problema, ha aumentato il salario minimo a 20 dollari l’ora.
Per ridurre il sovraffollamento sono state introdotte strategie di razionamento dei biglietti e aumento dei costi del parcheggio al fine di disincentivare la folla. In molte varianti dei pass Epic e Ikon sono presenti “date di blackout”, giornate di forte affollamento in cui i titolari non possono sciare.
Progetti di ampliamento dei resort e di costruzione di nuovi alloggi sono estremamente difficili a causa dei vincoli ambientali e dei cambiamenti climatici. Un’altra problematica riguarda la carenza di mezzi pubblici, che potrebbero decongestionare il traffico stradale per raggiungere le piste
Per rispondere a queste problematiche e ai bisogni della clientela di una montagna più intima ed esclusiva, alcune località stanno lanciando nuove strategie. Powder Mountain, nello Utah, ha deciso, dalla prossima stagione, di riservare determinate seggiovie ai proprietari di immobili. Un’idea per trarre profitto dalle vendite immobiliari offrendo uno sci privato e senza folla.
Nel Montana, lo Yellowstone Club offre lo sci esclusivo a chi può permettersi una quota anticipata di 400.000 dollari, una quota annuale di 40.000 dollari e l’acquisto o la costruzione di una proprietà di 3 milioni di dollari nella zona.
Frustrati dalla folla e dall’impennata dei prezzi degli alloggi molti americani si stanno riversando sulle piste alpine, tendenza già confermata in molte località sciistiche svizzere, come evidenziato dal nostro articolo pubblicato nelle scorse settimane di cui riproponiamo il link qui sotto.
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