Speciale Sicurezza: Lo sci è uno sport pericoloso?

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Speciale Sicurezza: Lo sci è uno sport pericoloso?

Esistono delle attività sportive che, per definizione, sono più pericolose di altre, ma non è mai stato il rischio di subire un infortunio a fermare gli appassionati.  Nessuno di noi può, in tutta coscienza, pensare di essere assolutamente immune da rischi scendendo lungo una pista da sci o lungo un pendio foripista, con o senza assicurazione, con  senza l'attrezzatura adeguata.
Questo non toglie che quando si pratica una qualunque attività sportiva si faccia di tutto per farla in sicurezza e le norme che la garantiscono e la disciplinano sono fondamentali per poter praticare lo sport preferito con coscienza e attenzione evitando situazioni di rischio.

In Italia la superficie montuosa copre circa la metà del territorio e la FISI, federazione italiana sport invernali, conta circa 3,5 milioni di praticanti suddivisi per le diverse discipline sportive invernali.  La prima domanda che ci poniamo è: lo sci, può essere classificato sport pericoloso?  Se pensiamo alla pratica dello sci in maniera non agonistica e in pista battuta, seguendo le statistiche la risposta è tendenzialmente no, lo sci non è pericoloso. Dobbiamo sfatare i luoghi comuni sul numero degli incidenti perché allo sci si attribuisce il 5,7% degli accessi al pronto soccorso per incidente sportivo contro il 46% del calcio e calcetto e il 7,8% del basket. Questo significa che, in media, sulla neve si verificano 2 incidenti ogni 1000 giornate di sci.

Per quanto riguarda le norme sulla sicurezza l’Italia è all’avanguardia rispetto agli altri paesi: siamo gli unici al mondo ad avere una legge creata appositamente per questa materia. E' la n. 363 del 2003 che detta le norme di sicurezza nella pratica non agonistica degli sport invernali da discesa e da fondo e i principi fondamentali per la gestione in sicurezza delle aree sciabili.

Inoltre, l’Istituto Superiore della Sanità in collaborazione con 24hAssistance e con il Centro addestramento alpino della Polizia di Stato, gestisce il sistema SIMON (sorveglianza epidemiologica degli incidenti in montagna) in grado di rilevare costantemente il livello di incidenti che si verificano sulle piste da sci in tutto il territorio nazionale. Questo sistema si avvale dei dati sui soccorsi registrati dalla polizia in 64 stazioni sciistiche delle Alpi e degli Appennini. Da questi dati emerge che la maggioranza degli incidenti avviene per cadute accidentali (72% con gli sci e 81% con lo snowboard), mentre gli scontri con altre persone si attestano intorno al 15% dei casi. Detto in altri termini solo 1 incidente su 10 tra quelli che richiedono un intervento di soccorso è imputabile ad uno scontro con un altro utente della pista.

Altro dato interessante è quando si verifica uno scontro tra sciatori, che 9 volte su 10 l’infortunato non è quello che ha causato l’incidente, ma è la vittima, quello che viene travolto. La frase tipica in questi casi è: “Mi sono fatto male perché mi sono venuti addosso!”.

La grande affluenza di turisti sulle piste in determinati periodi dell'anno fa aumentare l’incidenza delle collisioni: uno sciatore ha molta più probabilità di essere colpito da un altro sciatore (85%) che non da uno snowboarder (15 ), ma questo dipende probabilmente dal fatto che gli sciatori sono un numero maggiore.
Studiando le statistiche emerge anche che sciatori e snowboarder hanno le loro lesioni peculiari, distorsioni (nel 32,8% dei casi) quasi tutte a carico degli arti inferiori, contusioni (27,4%) fratture (15,7), lussazioni (8,7) e ferite ( 8%).  Per gli sciatori gli infortuni interessano soprattutto le gambe mentre per gli snowboarder sono le braccia e i polsi ad avere la peggio. Esiste anche una percentuale di incidenti gravi che risultano fatali per un totale di circa 40 morti all’anno, ma più della metà di questi sono dovuti a malore. Leggendo i dati in modo corretto si capisce che molti degli allarmismi che a volte si fanno sulle piste killer o sulla pericolosità dello sci in sé sono assolutamente gratuiti.

Lo scopo dell’indagine SIMON non è solo quello di avere una misura del numero degli eventi, ma anche mettere in luce eventuali fattori di rischio al fine di limitare, evitare e prevenire gli incidenti. 

Altra domanda fondamentale è se le condizioni ambientali possano influire sulla probabilità e sul tipo di incidente. Anche in questo caso la risposta è negativa perché la maggior parte degli infortuni si verifica in condizioni meteorologiche buone, con buona visibilità e in condizioni di neve compatta ma non ghiacciata su piste di media difficoltà. Da questo si deduce che condizioni estreme, se pur rappresentano un potenziale fattore di rischio, in verità inducono gli sciatori ad atteggiamenti di maggior attenzione e prudenza.

Nonostante i benefici legati allo sci siano molto maggiori rispetto ai rischi che si corrono, la sicurezza sulle piste è un obiettivo primario. Ecco la ragione per cui l’Italia si è dotata di strumenti normativi di base.
È bene che tutti conoscano le condotte corrette da adottare in pista soprattutto durante gli stazionamenti, i cambi repentini di direzione e le ripartenze, tutte condotte che possono essere potenzialmente lesive e che sono ben disciplinate dal decalogo dello sciatore. Attenzione quindi a conoscere le regole perché, se violate, può derivare una condotta illecita e una responsabilità di natura civile o penale perseguibile legalmente.

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