L'Italia del biathlon maschile tra certezze e speranze [Presentazione]

L'Italia del biathlon maschile tra certezze e speranze
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L'Italia del biathlon maschile tra certezze e speranze [Presentazione]

L’Italia del biathlon maschile si presenta al via della stagione 2016-’17 con tre punti fermi, alle cui spalle si nota un movimento in pieno ricambio generazionale alla ricerca di nuovi protagonisti.

Le più grandi speranze di ottenere risultati di peso sono riposte in Dominik Windisch, ormai assurto a numero uno del team. Lo scorso anno il ventisettenne del Centro Sportivo Esercito ha conquistato la prima vittoria della carriera e sfiorato un paio di medaglie iridate. 

La qualità sugli sci stretti non è in discussione e in tal senso il cambio di materiali (da Atomic a Rossignol) potrebbe consentirgli di diventare in pianta stabile uno dei primi 10 fondisti del circuito. L’incognita rimane il poligono, dove l’altoatesino tende a commettere qualche errore di troppo.

Verosimilmente per il prodotto della scuola di Rasun-Anterselva si prospetta un inverno fatto di alti e bassi. Nelle giornate in cui tutti i pezzi del puzzle dovessero incastrarsi correttamente non sarà sorprendente trovarlo sul podio, magari anche su quel gradino più alto già calcato in febbraio a Canmore.

Difficilmente potremo ammirarlo stabilmente nelle posizioni di vertice, poiché la continuità al tiro è tutta da verificare. Quindi non dovremo stupirci o essere allarmati da eventuali controprestazioni. La speranza è, ovviamente, che le luci possano essere molte più delle ombre. Nel qual caso la stagione sarebbe davvero soddisfacente.

“Mina vagante” è l’aggettivo più adatto per la seconda forza della squadra, Lukas Hofer. Il carabiniere di San Lorenzo di Sebato ormai da un paio di anni ha perso lo smalto del quadriennio 2010-2014, anche a causa di qualche problema fisico di troppo. Se dovesse finalmente riuscire a rimanere in salute, sicuramente saprebbe risollevarsi dopo due stagioni anonime.

Resta da capire quale possa essere il potenziale esplosivo della suddetta mina. A meno di gare in condizioni particolari, è difficile pensare di rivederlo vincente come accaduto nel gennaio 2014 ad Anterselva, soprattutto perché il livello degli avversari si è alzato a dismisura. Tuttavia è plausibile attenderselo costantemente tra la quindicesima e la trentesima posizione, con la possibilità di effettuare alcune puntate nella top ten, magari anche a ridosso del podio. Come per Windisch, il nodo gordiano è il poligono.

Le percentuali sono leggermente migliori rispetto a quelle del caposquadra, ma il problema principale è rappresentato dai tempi d’esecuzione, soprattutto per quanto riguarda il rilascio del primo colpo, particolare in cui Hofer paga pesantemente dazio. La capacità di recuperare parte della competitività perduta passa anche da qui.

Con il ritiro di Christian De Lorenzi, il ruolo di terza punta del movimento  passa indiscutibilmente a Thomas Bormolini. Il venticinquenne valtellinese è reduce da un’annata difficile in piazzola, in particolare per quanto riguarda la posizione in piedi, ma se dovesse ritrovare la precisione perduta allora potrebbe realizzare la miglior stagione della sua carriera. Per lui l’obiettivo sarà quello di entrare con una certa regolarità in zona punti, sperando di poter realizzare alcune sortite nella top-20.

Alle spalle del lombardo la situazione è fluida. Nelle prime tappe stagionali il quarto pettorale sarà affidato a Giuseppe Montello, per il quale sarà fondamentale prendere le misure con il massimo circuito. Nel suo caso non ci si può attendere la Luna e nei primi tempi potrà essere considerato un risultato positivo anche la semplice qualificazione a un inseguimento.

Per il momento il quinto pettorale è un optional, poiché la possibilità di avere un ulteriore atleta degno della Coppa del Mondo è tutta da pesare. Di sicuro vi sono alcuni giovani interessanti con l’ambizione di dimostrare di meritarsi un posto nel biathlon che conta.

In tal senso i più accreditati sembrerebbero essere Saverio Zini, Thierry Chenal e Maikol Demetz. Non è da escludere che anche Andreas Plaickner o un redivivo Pietro Dutto possano avanzare la propria candidatura all’ultimo posto disponibile. Per Andrea Baretto e Luca Ghiglione sembra invece ancora troppo presto, ma in generale – alle spalle del quartetto che compone la Squadra A – la situazione è in evoluzione e le gerarchie sono tutt’altro che definite.

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