Certezze e dubbi riguardo la squalifica di Carolina Kostner

Certezze e dubbi riguardo la squalifica di Carolina Kostner
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Certezze e dubbi riguardo la squalifica di Carolina Kostner

Da metà settembre, si fa un gran parlare del coinvolgimento di Carolina Kostner nel caso doping dell’ex compagno Alex Schwazer.

Tanto si è letto e molto ancora verrà scritto, ma l’impressione è che in pochi abbiano realmente compreso il perché della condanna della pattinatrice, diritto alla mano inoppugnabile.

Kostner non è stata squalificata per sedici mesi perché fosse a conoscenza delle pratiche dopanti dell’allora fidanzato, come erroneamente sostenuto da tanti, in primis figure che ricoprono cariche istituzionali, ma perché ha commesso da tesserata FISG e CONI una violazione della normativa antidoping vigente. In sostanza, si è resa complice nell’eludere un controllo antidoping a sorpresa. Il fatto che sapesse o meno delle altre e ben più rilevanti irregolarità perpetrate da Schwazer risulta assolutamente irrilevante.

Certo, si può discutere o meno sulla congruità della squalifica stabilita dal Tribunale Nazionale Antidoping. Forse si sarebbe potuto optare per uno stop di un solo anno, ma non esistevano gli estremi per una piena assoluzione. Inoltre, le numerose contraddizioni emerse durante gli interrogatori non hanno rappresentato un argomento a favore dell’atleta.

Sorge però spontaneo un interrogativo. Non sarebbe stato il caso di ammettere da subito l’errore, adducendo superficialità nel gestire una situazione dai contorni personali complessi e collaborando in tutto e per tutto con la Procura, piuttosto che continuare a cercare una difesa che, diritto alla mano, sembrerebbe essere priva di fondamento?

Inoltre, a sentenza archiviata, è ancora opportuno proclamare la propria innocenza ponendosi come vittima di un enorme torto quando la violazione è stata effettivamente compiuta? Se ci si muovesse nell’ambito del diritto penale, si dovrebbe, infatti, parlare di “reato consumato”.

Probabilmente, un’ammissione di colpa a pieno titolo, rimarcando tutte le circostanze difficili del caso, avrebbe convinto il Tribunale Nazionale Antidoping ad optare per una pena meno severa, sempre che esistesse realmente la possibilità di dimezzare i due anni di squalifica richiesti dalla Procura Antidoping.

In tutta questa situazione, si resta attoniti di fronte all’atteggiamento della FISG (Federazione Italiana Sport Ghiaccio), che ha pubblicato su un sito istituzionale un comunicato stampa dal titolo “Carolina Kostner: Sentenza inacettabile!” ponendosi in rotta di collisione con il CONI, di cui la FISG fa parte. Stridono in particolare le parole del Presidente Andrea Gios: “Questa decisione mi lascia perplesso e mi amareggia molto. Sono sempre più convinto della completa innocenza di Carolina Kostner e del fatto che non sapesse che il signor Schwazer si stava dopando. I giudici del Tribunale Antidoping hanno commesso un madornale errore di valutazione ed hanno travisato la realtà dei fatti basandosi su presunzioni semplici e prive di ogni fondamento giuridico e, spesso, illogiche. Un’atleta che in tanti anni di carriera e successi è sempre stata un esempio, dentro e fuori dai palazzi del ghiaccio. Una sentenza che deve essere assolutamente impugnata perché ferisce lo sport italiano e tutti gli atleti seri e trasparenti che si identificano nella carriera esemplare di Carolina”.

Pur condividendo il dispiacere della massima autorità della FISG, ci si domanda come possa essere messa in discussione la professionalità dei giudici del Tribunale Antidoping, figure assolutamente al di sopra delle parti che hanno preso semplicemente atto di quanto avvenuto ad Oberstdorf nella mattina incriminata.

Si parla ora con insistenza di un appello al TAS di Losanna (Tribunale Arbitrale dello Sport), che, per la condanna dell’atleta, richiederebbe la “piena consapevolezza della condotta”. Tuttavia, è davvero credibile che Kostner non fosse a conoscenza di violare una norma antidoping mentendo ad un ufficiale WADA? Si può davvero pensare che qualsiasi atleta di livello internazionale, abituato ad essere sottoposto a controlli a sorpresa, non abbia in un caso del genere piena consapevolezza del proprio operato?

In conclusione, dispiace che una figura del calibro di Carolina Kostner sia stata suo malgrado coinvolta in una situazione poco edificante. Nessuno metterà mai in dubbio la carriera dell’atleta e il fatto che rappresenti un esempio, non solo sportivo, con pochi eguali.

Ciò premesso, non si può sposare la tesi, sostenuta da molti tifosi e da qualche addetto ai lavori, secondo cui i risultati di alto livello possano essere considerati una scriminante in grado di garantire impunità in caso di errore. Passerebbe un messaggio sbagliato, che minerebbe l’intero sistema dello sport italiano dalle fondamenta. In egual misura, si auspica che la medesima severità venga applicata anche a fronte di casi ben più eclatanti, ormai all'ordine del giorno non solo in Italia.


Carolina Kostner squalificata per un anno e quattro mesi  (raccolta degli articoli pubblicati sull'argomento)

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