Intervista a Matteo Artina, preparatore atletico di Sofia Goggia e Michela Moioli, medaglie d'oro olimpiche

Matteo Artina
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Intervista a Matteo Artina, preparatore atletico di Sofia Goggia e Michela Moioli, medaglie d'oro olimpiche

Due lauree, una in scienze motorie ed una in fisioterapia. Un Master in terapia manuale, una certificazione come allenatore per la Federazione Ginnastica d’Italia, una per la Federazione Italiana Pesistica e ed un’altra ancora come preparatore atletico della Federazione Italiana Rugby. Stiamo parlando di Matteo Artina, 33 anni di Bergamo, preparatore atletico delle due medaglie d’oro alle Olimpiadi di PyeongChang, Sofia Goggia e Michela Moioli. Dietro a questo grandissimo traguardo per l’Italia, infatti, c’è anche il lavoro svolto dietro le quinte di Matteo che racconta a Neveitalia il suo modo di lavorare e gli allenamenti al di fuori della neve di Sofia Goggia e Michela Moioli.

Da quanto tempo lavori per il mondo degli sport invernali?

Sono entrato nel mondo dello sport invernali quando ho conosciuto Sofia Goggia. Nella mia vita ho sciato tantissimo, è stata un’attività che ho fatto anche a livello agonistico, ma con scarsissimi risultati. A 18 anni ho smesso di sciare sia per via degli infortuni sia per motivi universitari. Il pallino dello sci però mi è sempre rimasto perché ci sono cresciuto. Il destino ha voluto che io e Sofia Goggia ci incrociassimo e da lì sono rientrato nel mondo dello sci. Ho conosciuto Sofia Goggia quando non era ancora Sofia Goggia. Questo per me è molto bello perché io ho visto una parte di lei che ai riflettori non si è mai vista, la parte di lei che si racconta tanto ma che non si può vedere. La parte di lei che sta ricercando il suo spazio, che si sta rimettendo in gioco, la parte più umana della professionista che è Sofia. Sono ormai due anni che lavoro con lei ed e un anno che lavoro con Michela Moioli.

Perchè Sofia Goggia ha scelto proprio te come preparatore atletico?

Abbiamo avuto un incontro casuale. Io faccio delle consulenze in una palestra a Bergamo dove insegno il sollevamento pesi. Lei si allenava in questa stessa palestra e un giorno mi chiese un aiuto per mettere a posto alcuni dettagli tecnici dei lavori con il bilanciere. Ci siamo anche confrontati su alcune visioni dell’allenamento e poi dopo circa un mese che ci conoscevamo mi ha proposto di collaborare con lei coprendo tutto quello che era il mondo della preparazione fisica ed io ho accettato.

Cosa ha portato Sofia Goggia a scegliere proprio te come suo preparatore atletico?

Questo bisognerebbe chiederlo a Sofia. Forse ha visto una metodologia diversa di lavoro. Probabilmente anche i miei studi e tutto quello che ho fatto negli anni mi hanno portato a proporle delle tipologie di esercitazioni che si sono incastrate meglio con la persona che è lei.

E Michela Moioli perché ha scelto te?

Michela è arrivata a me tramite Sofia. Parlando con lei aveva evidenziato alcuni aspetti della sua disciplina su cui voleva migliorare dal punto di vista fisico ed atletico e Sofia le ha consigliato di fare due chiacchiere con me. Quindi abbiamo fatto un po’ di lavoro insieme che le è piaciuto molto. Abbiamo trovato diversi punti in comune per quanto riguarda anche l’aspetto di condivisione caratteriale e Michela, dopo aver fatto una parte di lavoro specifica sui salti, mi ha chiesto anche lei di seguire tutta la sua preparazione.

Michela è rinata dopo l’infortunio al crociato. Che lavoro è stato fatto per arrivare alla conquista di una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pyeongchang?

Michela l’ho conosciuta che la fase acuta e post acuta rispetto all’intervento era già sorpassata. Aveva già ripreso l’attività agonistica a pieno regime. Sicuramente abbiamo lavorato molto su degli aspetti fisici posturali e di forza che erano migliorabili. Postumi da sistemare dall’intervento al crociato, non ne aveva già più. Era già allenata. C’erano da mettere a posto molti dettagli, ma non ho lavorato con un’atleta che stava ancora recuperando da un’operazione.

Con Sofia invece che lavoro è stato fatto per raggiungere la medaglia d’oro?

Lo scorso anno abbiamo lavorato fondamentalmente sull’utilizzo del corpo in maniera più coordinata e quindi più efficiente. Questa stagione invece ci siamo concentrati un po’ di più sulla parte muscolare ed è stato un lavoro di alti volumi, alti carichi, senza dimenticarci degli aspetti coordinativi. Il primo anno abbiamo pulito questa gestualità un po’ sporca che aveva, mi interessava rimetterle un po’ di carico sul corpo, strutturarla un po’ di più, in modo che l’anno prossimo possiamo ritornare a lavorare sul dinamismo che poi è quello che sarà secondo me nei prossimi anni il punto focale del suo lavoro.

Quali sono i punti di forza di Sofia Goggia e di Michela Moioli?

Il punto di forza di Sofia è sicuramente la grandissima attitudine al lavoro che ha. È veramente un’atleta che lavora tutti i giorni in palestra, non molla mai, dà sempre il massimo. Sotto questo punto di vista, oltre ad avere una grande disponibilità alla fatica, che è una bellissima caratteristica, ha anche un’ottima attitudine a essere sempre molto concentrata, a essere molto calibrata, non si distrae mai, e questo le dà la capacità di fare un sacco di lavoro. Contemporaneamente ha una buonissima qualità muscolare, soprattutto dal punto di vista della resistenza. E anche questa è una cosa che le permette di fare grandi volumi di lavoro.
Michela invece ha delle qualità di coordinazione elevatissime, si muove molto bene. Sa fare un po’ di tutto, è difficile che lei faccia fatica a far qualcosa anche se è nuovo. Ha bisogno di strutturarsi ancora bene da un punto di vista fisico e muscolare. Ciononostante ha una grandissima qualità di coordinazione che le permette di risolvere molto bene qualunque lavoro venga fatto in palestra.

E i punti deboli di Sofia e Michela?

In questo momento entrambe le ragazze utilizzano la loro forza in maniera poco efficiente nel senso che la loro capacità di eseguire qualche esercizio o proposta di allenamento lo riescono a fare, ma nel farlo utilizzano male il corpo, in maniera molto più dispendiosa a livello energetico. Questa è una cosa che va risolta perché sapere utilizzare il corpo in maniera efficiente vuol dire saper risolvere con minor dispendio di energie, di attenzione, di impegno muscolare, di impegno cardiaco il momento di lavoro che poi si traduce sulla neve nella capacità di avere sempre un margine fisico e tecnico, di essere sempre pronti a reagire all’imprevedibile proprio perché sono sempre nel pieno controllo della situazione.

Quanto è importante la preparazione fisica per un’atleta di altissimo livello come Sofia Goggia e Michela Moioli?

Ritengo che la preparazione fisica sia indispensabile perché comunque le avversarie sono tutte forti e talentuose. Non possiamo partire dal presupposto che la differenza per una vittoria la faccia soltanto un aspetto, che sia la tecnica o il fisico. Tutte hanno grosse qualità e capacità. Quello che veramente fa tanto è la capacità di riprodurre la prestazione. Quindi la preparazione deve permettere al corpo di essere sempre in forma. Ogni volta che c’è un allenamento, anche sulla neve, bisogna essere in grado di farlo al meglio perché è un passo in più per fare la differenza. E la differenza a questi livelli la fanno i dettagli. Ciononostante rimango sempre dell’idea che la preparazione serve ad una persona ad avere la massima resa di se stessi durante una prestazione di gara. Ma quella prestazione può andare bene anche se la condizione fisica non è eccelsa. La prestazione di gara è più facilmente influenzabile da una forma mentale. Il lavoro fisico è indispensabile per prepararsi in maniera corretta alla stagione, per non perdere mai lo stato di forma. Però se vogliamo ragionare in termini di prestazione da gara la componente mentale fa ancora di più la differenza. Tanto è vero che Sofia Goggia e Michela Moioli sono state seguite dalla stessa psicologa, Lucia Bocchi. Lei ha fatto un lavoro fantastico con entrambe, un lavoro che secondo me ha creato una svolta veramente forte e tangibile da dicembre in poi. Credo che Lucia Bocchi abbia fatto fare a Sofia e Michela quel passo in più che le ha portate a essere in cima. Avere l’attitudine mentale a posto è l’aspetto più importante per il giorno della gara.

Michela e Sofia in palestra si allenano insieme o separatamente?

Seguono programmi di lavoro diversi. È capitato che si allenassero insieme. Se riusciamo a farlo, lo facciamo volentieri ma non facciamo i salti mortali per farlo succedere perché essendo diversi i programmi di lavoro, non è facile seguirle entrambe.

Che rapporto c’è tra Sofia e Michela?

Hanno un bellissimo rapporto di amicizia, tra loro c’è un dialogo che tocca un po’ a 360 gradi la vita di entrambe. Non parlano solo di neve, sci o snowboard. Questo tipo di rapporto lo vivono molto bene anche al di fuori della palestra. In palestra dialogano, chiacchierano, ma sanno assolutamente restare concentrate.

Il merito della loro medaglia d’oro olimpica è anche il tuo. Come svolgerai prossimamente il tuo lavoro per mantenerle a questi livelli alti?

Dobbiamo sicuramente continuare in questa direzione, dobbiamo pensare di aver fatto un passo in avanti di un lungo cammino. Quindi tutto quello che abbiamo fatto sino ad adesso proseguirà. Entrerò ancora di più nei dettagli e molto probabilmente proveremo a introdurre nuovi lavori. Ad esempio andremo a lavorare ancora di più sulle fasi aeree, sull’acrobatica. Aumenteremo la quantità di lavoro sulla pista di atletica, soprattutto per lavorare sulla velocità, sull’esplosività, sulla destrezza. Contemporaneamente troveremo anche il modo, in maniera differente, di fare un po’ più di lavoro tecnico nel periodo estivo perché entrambe lo hanno trovato utile.

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