L'operazione e un futuro senza paura, ecco Tommy Sala: "A giugno dovrei tornare, sullo slalom azzurro dico che..."

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L'operazione e un futuro senza paura, ecco Tommy Sala: "A giugno dovrei tornare, sullo slalom azzurro dico che..."

Nel corso della seconda puntata di "Salotto Bianco", l'intervento dello specialista lecchese che ha analizzato con grande attenzione il momento della squadra italiana, le prospettive a più ampio raggio e ha raccontato di un infortunio, quello patito al ginocchio sinistro due settimane fa, molto complesso avendo rotto, oltre al crociato, anche menischi, collaterale esterno e popliteo.

Tommaso Sala mancherà alla nazionale azzurra di slalom per l'intero inverno 2024/25, avendo disputato solo la gara di Levi (amara per lui come per l'intero team, senza atleti a punti) prima di infortunarsi a tre giorni dal secondo appuntamento di Gurgl, con il ginocchio sinistro che ha ceduto in occasione di un allenamento in Val Senales.

Il classe '95 lecchese ha parlato del suo infortunio, ma di tanti temi molto interessanti, nella seconda puntata di “Salotto Bianco”, la trasmissione di approfondimento ospitata da OA Sport e condotta da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, “on the road” e in questa occasione nella sede di San Bernardo Spa a Garessio, nella provincia di Cuneo ai piedi delle Alpi Marittime. Acqua San Bernardo, partner federale, è al fianco dello stesso Tommy Sala che ha dimostrato di avere già lo spirito giusto per recuperare da un altro stop, seppur decisamente grave come la rottura del crociato, proiettandosi verso il rientro nell'annata olimpica.

E' stato un infortunio particolare, nel senso che non c'è stata una caduta, ma il cedimento strutturale all'interno del ginocchio: i tre chirurghi che hanno visto il video, hanno giudicato che in un caso come questo non c'era rinforzo muscolare che potesse tenere, con quegli angoli l'articolazione parte e io ho rotto, oltre al crociato anteriore, i menischi, il collaterale esterno, il popliteo e un piccolo legamento che tiene la testa del perone.

L'operazione è andata bene e voglio fare i complimenti a chi ha eseguito l'intervento, nello specifico il dottor Giacomo Stefani dell'Istituto Clinico Città di Brescia, perchè vedendo le immagini dello stesso mi sono reso conto della performance che serve per un lavoro del genere.

Sì, è un peccato che sia arrivato specialmente ad inizio stagione, non mi dà la possibilità di esprimere il lavoro fatto ed è pesante da digerire. I tempi di riatletizzazione? Sei mesi minimo, dopo i primi tre valuteremo in che stato sono i legamenti e la guarigione ossea, poi capiremo se poter accelerare leggermente o mantenere la tabella di marcia, che dovrebbe permettermi di rimettere gli sci a giugno allo Stelvio, per poi avere una preparazione normale per la stagione olimpica”.

Sulla situazione generale, tutt'altro che semplice (ultimo podio del ritirato Giuliano Razzoli nel gennaio 2022, a Wengen), del movimento italiano dello slalom, il 29enne di Casatenovo (che vive però da tempo a Bormio) ha dato la sua versione, lui che tra l'altro si trova nel mezzo tra l'era dei veterani Moelgg-Razzoli-Gross e quella guidata da Alex Vinatzer. “E' vero, arrivo all'interno di una doppia generazione e sono arrivato in CdM partendo col n° 60, mentre quasi tutti i compagni erano in top 15, un gruppo di altissimo livello con Moelgg, Thaler, Deville, Razzoli. Mi ha insegnato molto trovarmi in quella situazione, pur avendola subita un po' all'inizio: ho costruito la mia carriera, purtroppo dettata da parecchi stop. Al netto degli infortuni, mi ritengo soddisfatto del punto che ho raggiunto e questo problema non mi spaventa, perchè so quanto è dura la riabilitazione da affrontare e che al tempo stesso ti può permettere di fare uno step in più in termini di consapevolezza.

Sulla squadra: abbiamo ragazzi bravi che stanno arrivando dalla Coppa Europa, ma credo che bisognerebbe dare loro più chances. In Italia c'è questa cosa che hai 3-4 gare a disposizione in Coppa del Mondo e se non sei dentro è andata: non ho mai condiviso troppo questa visione, perchè il gap tra i due circuiti è sempre più alto e quindi non considero redditizio per la crescita dei talenti dare così poche occasioni. Vinatzer è forte e ha le carte per stare costantemente nei primi dieci come nel mio caso, per la continuità da podio serve uno step che io sentivo di poter fare proprio quest'anno, avendo molto chiaro in mente cosa fare per riuscirci”.

Con Sala si è parlato anche del sistema norvegese (“i loro numeri ridotti, da un certo punto di vista, aiutano a selezionare meglio gli atleti su cui puntare davvero”), della longevità nello sci attuale che significa anche arrivare al vertice più tardi nel corso della carriera (“penso a Linus Strasser, assieme al quale ho condiviso buona parte del percorso e che solo nella scorsa stagione è esploso davvero”).

Cliccando qui potete gustarvi l'intera seconda puntata di “Salotto Bianco” (nello specifico, l'intervento di Sala nel finale della trasmissione dopo 1h45').

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