Richiesti 14 mesi di squalifica per Therese Johaug

La commissione dell'agenzia antidoping norvegese ha richiesto "una squalifica per un periodo di 14 mesi che parta dal momento della sospensione cautelare, ovvero dal 18 ottobre 2016".

La motivazione della durata di tale pena è la seguente: si ritiene che Johaug sia colpevole di negligenza, seppur non significativa, nell'assunzione del Trofodermin, la crema contro le scottature in cui è contenuto il Clostebol, in quanto sulla confezione del farmaco è chiaramente indicata la scritta "Doping".

L'atleta, essendo di livello internazionale da molti anni, avrebbe dovuto essere a conoscenza dei suoi doveri e avrebbe dovuto approfondire la questione anziché fidarsi ciecamente del medico della squadra, che le aveva fornito il medicinale.

Tuttavia la commissione d'inchiesta ha accertato che non vi fosse l'intenzione di violare il regolamento antidoping e che, in base alla concentrazione di Clostebol nell'organismo, la presenza della sostanza è dovuta senza ombra di dubbio all'assunzione occasionale tramite la crema.

Il legale di Johaug, Christian Hjort, ha fatto sapere che la sua assistita "è felice di essere stata creduta, ma di non capire le basi della richiesta di una squalifica di 14 mesi". L'avvocato ha aggiunto a titolo personale che "per come la vedo io, vi sarebbero le basi per un proscioglimento".

Ora la palla passa al tribunale antidoping norvegese, che fisserà la data di un'udienza. Stando alle parole di Hjort, la linea difensiva sarà quella di cercare di dimostrare l'assenza di colpa o negligenza, unica via per provare a evitare la squalifica. Al contempo il Tribunale Nazionale Antidoping ha facoltà di stabilire una pena maggiore rispetto alla richiesta della Procura Antidoping.

Comunque sia, se dovesse essere accolta la richiesta di squalifica di 14 mesi, significherebbe che Johaug potrebbe tornare alle competizioni a partire dal 18 dicembre 2017, quindi la partecipazione ai Giochi olimpici di Pyeong Chang 2018 non verrebbe compromessa.