La stagione 2013-2014 del biathlon è terminata, quindi è il momento di tracciare un bilancio complessivo dell'inverno appena andato in archivio. Tuttavia, anzichè una lunga e noiosa prosopopea su quanto avvenuto, abbiamo deciso di omaggiare lo spirito cameratesco di questo sport con un riepilogo non convenzionale.
Abbiamo scelto un tema per ognuna delle ventisei lettere dell'alfabeto, comprese quelle meno utilizzate nella lingua italiana, spiegando come e perché il personaggio in questione merita di essere celebrato, oppure deve essere biasimato. Il tutto mischiando serietà e goliardia anche perché talvota è importante non prendersi troppo sul serio.
A PER ANTON SHIPULIN
L'otto febbraio era con il morale sotto i tacchi a causa dell'errore sull'ultimo bersaglio nella sprint olimpica che gli era costato la vittoria e lo aveva relegato in una amarissima quarta piazza. Esattamente due settimane dopo invece era al settimo cielo in quanto deus ex machina nella conquista dell'oro della staffetta russa. Da quel momento ha iniziato a parlare da leader. Il futuro dirà se è arrivato il famoso "salto di qualità mentale", per adesso sappiamo con certezza solo che la sua epopea a Sochi potrebbe dare nuova linfa al filone dei grandi romanzi russi con due parole e una congiunzione nel titolo. A "Delitto e Castigo" di Dostoevskij, "Guerra e Pace" di Tolstoj, "Vita e Destino" di Grossman si aggiunge "Sconforto e Riscatto" di Shipulin.
B PER BERGMAN CARL JOHAN
Tra i redattori di NeveItalia è diventato un personaggio di culto in quanto improvvisamente e inspiegabilmente impostosi come pupillo di Max Ambesi che, sin da metà novembre, ci aveva annunciato una sua grande stagione facendone persino un punto fisso della sua squadra del Fantabiathlon. Con il passare dei mesi, la fiducia di Max è rimasta incrollabile. Chi scrive e Gianlugi Ferrario hanno segretamente passato tutti i Giochi olimpici a "gufare" il trentaseienne scandinavo, nel terrore che vincesse una medaglia e Ambesi ci facesse pagare con gli interessi tutte le volte in cui gli abbiamo malignamente chiesto "Ma Bergman come è andato oggi?". Alla fine Max ha avuto ragione, perché tra Kontiolahti e Oslo allo svedese è mancato il centesimo per fare l'euro, ma ha seriamente rischiato di vincere un paio di gare. Ciao C.J., ci mancherai parecchio l'anno prossimo.
C PER CINQUE
Cinque sono le gare rinviate o cancellate per problemi legati al meteo (a Östersund l'individuale femminile ed entrambi inseguimenti, ad Anterselva la staffetta femminile, a Sochi la mass start maschile). Cinque sono i rinvii della partenza in linea dei Giochi olimpici prima del suo svolgimento. In altre parole quest'anno si sono verificati più guai figli delle condizioni atmosferiche di quanti ce ne siano stati nel decennio precedente. Il 5 quindi si è imposto ancor di più come numero infausto. Nel biathlon lo è da sempre, essendo il peggior risultato realizzabile al poligono.
D PER DARYA DOMRACHEVA
Tanti anni fa era balzata agli onori della cronaca come personaggio anti-convenzionale per aver sparato in piedi anziché a terra al secondo poligono della mass start di Oberhof 2009, una cosa mai vista. In stagione di tanto in tanto ha buttato via delle vittorie e preziosi punti nella corsa alla Sfera di cristallo con disastri ai poligoni in piedi. Però a Sochi ha colpito 66 bersagli su 70 e vinto 3 gare su quattro, diventando così la prima donna a vincere tre ori olimpici individuali. Che barba, che noia, che noia, che barba. Se in Russia almeno avesse sbagliato strada in una competizione o avesse fatto qualche altro pasticcio sarebbe entrata nella leggenda. Invece è entrata solo nella storia perché la Darya-Pasticciona è rimasta confinata alle gare di Coppa del Mondo.
E PER EMIL HEGLE SVENDESEN
"Punto tutto sui Giochi olimpici" è andato ripetendo per mesi. Oro nella mass start a parte, probabilmente intendeva quelli di Rio de Janeiro 2016. Infatti dei testimoni oculari appartenenti al Frassinoro Biathlon Friends hanno rivelato che nella famigerata notte tra il 6 e 7 marzo il ventottenne di Trondheim, oltre a sgonfiare le gomme di auto e pulmini, si è dedicato in strada agli allenamenti di getto del peso utilizzando dei sampietrini. Purtroppo non si conoscono le misure dei lanci, però a Londra 2012 la Norvegia non aveva nessun iscritto in questa specialità quindi la concorrenza interna dovrebbe essere ridotta ai fratelli Bø, a loro volta allenatisi con profitto in quel di Pokljuka assieme al più anziano compagno di squadra.
F PER FOURCADE MARTIN
Ha vinto la terza Sfera di cristallo consecutiva, 2 ori e 1 argento ai Giochi, tre Coppe di specialità e a più riprese ha pure generosamente elargito uno dei propri bastoncini a un avversario che aveva rotto il prezioso attrezzo (certo, un paio di volte proprio per colpa del transalpino). Ma l'highlight della sua stagione è stato un altro. Quando Damien Degorre (versione francese di certuni luminari italiani che sostengono la stessa tesi) ha detto che le vere medaglie olimpiche sono solo quelle dello sci alpino, disciplina regina dei Giochi, Martin Fourcade gli ha risposto a muso duro senza neppure una parvenza di politically correct. Novantadue minuti di applausi.
G PER GRAF FLORIAN
A settembre si era ben comportato durante i campionati nazionali su skiroll, tanto da sembrare destinato a percorrere le orme del coetaneo Erik Lesser e riuscire finalmente a esplodere nel massimo circuito. Invece l'inverno è stato un disastro assoluto ed è finito a gareggiare in Ibu Cup. Passi per la stagione storta, può capitare a tutti, però c'è una cosa che proprio non gli si può perdonare, ovvero il fatto di non essersi mai puntato la carabina carica in faccia in diretta TV come l'anno passato. Purtroppo è probabile che per rivere questo brivido dovremo affidarci a Daffy Duck nei cartoni Warner Bros.
H PER HENKEL ANDREA
Quando è apparsa nel massimo circuito il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton, il marco era la moneta corrente in Germania e la lira in Italia, in radio QUESTE erano le canzoni che andavano per la maggiore e i tablet erano pura fantascienza. Ha smesso praticamente l'altroieri dopo quasi un ventennio di Coppa del mondo in cui, tanto per dare un'idea della sua longetivà, ha fatto in tempo a vedere sia l'esordio che il ritiro di Kati Wilhelm e Magdalena Neuner. A dimostrazione della sua impermeabilità al passare del tempo nella stagione di congedo si è pure presa il lusso di vincere un'ultima volta.
I PER IOURIEVA EKATERINA
Dopo 2 anni di squalifica per positività all'Epo e 3 anni di nulla nel massimo circuito, torna improvvisamente competitiva e si ripresenta nella top ten. Sorpresa sorpresa, tempo tre settimane e la ritrovano positiva all'Epo. Nemmeno Venticello all'anagrafe Bertarelli Franco, interpretato dal compianto Franco Lechner, si faceva scoprire così rapidamente dall'ispettore Nico Giraldi (Tomas Milian) nei suoi goffissimi tentativi di truffa.
J PER JOHANNES THINGNES BØ
C'è solo una cosa più impressionante del suo impatto nel massimo circuito, ovvero la sua clamorosa somiglianza con Richie Cunningham della serie TV Happy Days (guardare per credere), il quale alla fine riuscirà a diventare uno scrittore di successo. Johannes ha cominciato decisamente meglio della sua controparte televisiva. Al riguardo c'è una pessima notizia per Tarjei. Nel telefilm Chuck Cunningham, fratello maggiore di Richie, diventa ben presto un personaggio secondario...
K PER KAISA MÄKÄRÄINEN
Nella stagione 2010-'11 la biathleta con il potenziale più alto era Magdalena Neuner, ma si ammalò ben tre volte nel corso dell'inverno. Nell'annata appena conclusa la donna con il potenziale più alto era Domracheva, rivelatasi però troppo incostante. In entrambi i casi la Coppa del Mondo è stata vinta dalla finlandese che nonostante sia a malapena tra le venti atlete con più successi nella storia, è contemporaneamente una delle quattro a essersi imposta in più di un'occasione nella classifica generale. Come spiegare questa anomalia? I detrattori parlerebbero di "culo", i fans sfegatati di "cinismo della campionessa". La realtà di solito sta nel mezzo. Nella serie di film d'azione "Die Hard" l'eroe John McClane (interpretato da Bruce Willis) viene definito "l'uomo sbagliato, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato". Kaisa Mäkäräinen, oltre ad aver dimostrato di essere una "Die Hard" (ovvero dura a morire viste le due Sfere di cristallo vinte in volata e in rimonta) può essere invece definita "la donna giusta nel posto giusto al momento giusto".
L PER LESSER Erik
A inizio stagione in rete comparse una perla, di cui purtroppo non siamo riusciti a rintracciare l'autore: "Lesser senza baffi non ha senso". In effetti i trucker-moustache che nel 2012-'13 gli conferivano un look da "Hell's Angel" sono spariti. Tuttavia Lesser ha dimostrato di avere senso anche glabro e con la faccia da bravo ragazzo, come testimonia l'argento olimpico conquistato nell'individuale. La sua esplosione era coincisa con la decisione di farsi crescere i baffi, ma negli ultimi mesi il tedesco si è rivelato tutto fuorichè una variazione sul tema di Sansone. Però per l'anno prossimo ci aspettiamo un nuovo look. Ci permettiamo di suggerire basette stile anni '70.
M PER MALYSHKO DMITRY
A metà gennaio, reduce da una tappa di Ruhpolding in cui aveva messo in mostra una condizione atletica spaventosa, disse pubblicamente: "Io faccio fatica a essere competitivo dopo lunghi periodi di inattività, quindi ho chiesto agli allenatori di cambiare i programmi e farmi gareggiare ad Anterselva. Loro mi hanno risposto di non preoccuparmi, perché la preparazione svolta in estate era calibrata perfettamente sui Giochi olimpici. Io conosco il mio corpo e ho i miei dubbi, spero di sbagliarmi". La preparazione era talmente perfetta che nella sprint di Sochi Malyshko non andava avanti neanche a spingerlo. Per sua fortuna ha recuperato forma a sufficienza per entrare con profitto nel quartetto vincitore dell'oro olimpico in staffetta. Viene da chiedersi se uno dei biathleti più popolari di Russia (nei giorni scorsi ha addirittura dato il calcio di inizio in una partita dello Zenit San Pietroburgo) non abbia un grande futuro come preparatore atletico.
N PER NORA
"Chi è Nora?" si starà chiedendo il lettore. La biathleta del futuro? Non proprio. Si tratta di un'allenatrice dello sciclub Focolaccia senza la quale sarebbe stato impossibile mettere in piedi la sezione dedicata alla Coppa Italia perché durante l'inverno si è prodigata per farci pervenire i risultati delle gare il più in fretta possibile. Se su NeveItalia si è potuta aprire una finestra sul mediaticamente bistrattato circuito nazionale, il merito è anche suo.
O per OLE EINAR BJØRNDALEN
È diventato l'uomo con più medaglie e con più ori nella storia dei Giochi olimpici invernali vincendo la sprint a Cinque cerchi nel terzo diverso decennio (1998, 2002, 2014), quindi ha deciso di proseguire la sua carriera fuori dal comune fino ai Mondiali di Oslo 2016. La capitale norvegese è la favorita per aggiudicarsi le Olimpiadi 2022 e Ole al riguardo ha detto che gli piacerebbe fare parte del comitato organizzatore. Non ci crede nessuno. Probabilmente sta già stilando le tabelle di allenamento per i prossimi 8 anni con l'idea di presentarti in pista per cercare l'oro olimpico nel quarto diverso decennio. D'altronde 48 anni non sono certo troppi per chi dal 2009 dice di sentirsene 25.
P per PASSAPORTO
Quello belga con sopra il nome di Michael Rösch, finalmente palesatosi a noi comuni mortali dopo un anno e mezzo di miti e leggende riguardo la sua esistenza. A settembre 2012 il tedesco, oro olimpico in staffetta a Torino ma finito ai margini del team, annunciò la decisione di prendere cittadinanza belga per continuare l'attività agonistica senza dover lottare per il posto in Coppa del Mondo. Il sassone però ha dovuto aspettare marzo 2014 per poter esordire con la nuova bandiera, proprio perché quel benedetto passaporto non arrivava mai. A dare un tocco surreale all'attesa il fatto che in contemporanea capitasse di vedere atlete gareggiare a dicembre per la Russia e due mesi dopo per l'Ucraina, vedi Mariya Panfilova. I casi sono due, o nelle repubbliche ex sovietiche i passaporti si vendono all'ingrosso, oppure la burocrazia belga è più ingolfata di quella italiana.
Q PER QUARANTACINQUE PERCENTO
Distogliamo lo sguardo dai soliti protagonisti e focalizziamoci sul fondo delle classifiche. Di Ibu Cup. In particolare osserviamo Snezana Borovcanin, bosniaca classe 1992. In questa stagione ha sparato con il 45% sia a terra che in piedi. Percentuale pessima direte voi, però Einstein insegna che tutto è relativo. Borovcanin lo scorso anno ha sparato con il 15%, mentre due inverni orsono si era attestata al 7%. In altre parole questa ragazza è l'atleta più migliorata al poligono nell'ultimo biennio e nessuno può dire di aver fatto meglio di lei alla voce innalzamento della precisione.
R PER RECORD
Nelle ventisei gare di primo livello disputate in stagione (Coppa del Mondo e Giochi olimpici) hanno calcato il podio la bellezza di ventinove atlete diverse, con una marea di "prime volte". Si tratta di un record senza precedenti per il biathlon femminile, così come le dieci differenti nazioni a essere salite sul gradino più alto (comprese Austria e Svizzera, mai vincenti). Verrebbe da dire che "un podio non si nega a nessuno".
S PER SOUKALOVA GABRIELA
L'impresa più clamorosa del suo inverno è stata quella di portare una testata generalista italiana di grido (Repubblica) a occuparsi di biathlon. A gennaio il sito del quotidiano romano le ha dedicato una galleria fotografica per celebrare i sui innegabili talenti. Scherzi a parte, Soukalova è molto di più di una Barbie con la carabina in spalla perché all'ottimo 2012-'13 ha fatto seguito un 2013-'14 ancora migliore in cui, oltre a tre vittorie, ha conquistato un argento olimpico e la Coppa di specialità dell'individuale. L'obiettivo per il futuro è quello di essere meno sbadata perché al momento è indubbiamente la numero 1 alla voce smemoratezza. A Ruhpolding ha costretto il pulmino della Repubblica Ceca a fare inversione a U e tornare in albergo perché si era dimenticata la carabina, mentre a Oslo addirittura ha lasciato la Coppa del Mondo nel salone dove si era svolta la festa di fine anno e non si è ricordata del trofeo fino al giorno dopo, quando ormai era in aeroporto. Per fortuna Ondrej Rybar, capo allenatore ceco, conosce bene i suoi polli e aveva da tempo messo al sicuro il prezioso manufatto.
T PER TORA BERGER
Al di là dei tanti successi ottenuti nel corso degli anni, di lei ha sempre sorpreso la lucidità nelle dichiarazioni. Dal 2008 in poi se ha proclamato qualcosa alle parole sono sempre seguiti i fatti poiché ha centrato (quasi) sempre tutti gli obiettivi posti a inizio inverno. Contemporaneamente se ha dichiarato di non poter essere competitiva per un traguardo, non lo ha raggiunto. Sempre estremamente lucida e coerente, anche nella decisione di chiudere la carriera a 33 anni nonostante in Norvegia abbiano fatto di tutto per convincerla a proseguire fino ai Mondiali 2016. Peccato abbia chiuso con una stagione da "Zeru Tituli", ma la medaglia d'oro della sincerità è sempre stata sua.
U PER UWE MÜSSIGGANG
Dopo 16 anni come alto papavero del biathlon tedesco, finalmente va in pensione. La sua miopia gestionale ha regalato due ori olimpici in staffetta alla Russia (Torino 2006 e soprattutto Vancouver 2010) e una Sfera di cristallo ad Helena Ekholm (2009). Senza dimenticare il rischio di omaggiare Sandrine Bailly con una Coppa del Mondo nel 2008 (per sua fortuna Neuner era più forte anche delle esclusioni dalle gare iridate). L'obiezione già la sentiamo, "ha raccolto anche tanti successi". Vero, ma trovandosi a gestire nel corso degli anni quattro delle sei biathlete più forti di tutti i tempi anche Topo Gigio avrebbe un palmares ricchissimo.
V PER VILUKHINA Olga
Alla vigilia dei Giochi olimpici le dichiarazioni dei tecnici russi erano tutte del tenore "Vilukhina ha buttato giù i kg di troppo che aveva da inizio stagione, ora è in peso forma e dovrà essere competitiva", "Zaitseva non sta bene, Vilukhina è la sola speranza che abbiamo di vincere una medaglia al femminile", "Un eventuale podio in staffetta dipende soprattutto da Vilukhina, se non dovesse andare bene lei allora non avremo chance". Sì insomma, tranquilla Olga, no pressure, solo tu puoi salvarci da un fallimento che ci farà deportare in Siberia. Era dai tempi di Kenshiro che tante speranze non venivano riposte in un singolo essere umano. Fortunatamente Vilukhina ha dimostrato di avere nervi d'acciaio portandosi a casa l'argento nella sprint e poi risultato decisiva per la conquista del medesimo metallo nella staffetta.
W PER WIERER DOROTHEA
È finalmente esplosa rivelandosi decisiva per la conquista della medaglia di bronzo olimpica nella staffetta mista, inoltre il terzo posto nell'inseguimento di Pokljuka ha permesso al movimento femminile italiano di ritornare sul podio in Coppa del Mondo dopo quasi 5 anni di digiuno. In quest'inverno però la cosa che più ha impressionato in positivo di Dorothea non sono stati i risultati o la velocità al poligono, bensì l'onestà intellettuale di rendere sempre merito agli skimen nelle sue dichiarazioni dopo ogni exploit, accendendo una luce sull'oscuro (e talvolta ingrato) lavoro di questi addetti ai lavori fondamentali per il risultato. Brava!
X PER XXII OLYMPIC WINTER GAMES
A fine gennaio c'erano grossi timori riguardo la buona riuscita dell'evento viste le alte temperature, il forte rischio di nebbia e la possibilità di repentini cambiamenti climatici. Il caldo si è presentato, così come la bruma, ma solo a tratti. Non ci sono state cancellazioni, solo rinvii; i disagi sono stati minimi perchè le piste hanno tenuto bene e soprattutto non abbiamo visto gare falsate dal meteo come a Vancouver 2010 e Torino 2006. In altre parole ci si è fasciati la testa prima di farsi male. Preparatevi però. Gli stessi discorsi si ripresenteranno puntuali come le tasse fra poco meno di quattro anni. Si gareggerà in Sud Corea, non lontano dal Giappone (Sapporo 2007, Leanid Karneyenka). Pazienza se nel 2008 e 2009 il biathlon abbia già gareggiato a Pyeong Chang e il meteo fu stabile (perfetto la prima volta, senza neve la seconda, ma pur sempre stabile).
Y PER ...
Seriamente, cosa ci rappresenta la Y, a parte la Y10 dell'Autobianchi di cui si ricorda soprattutto uno spot con Ruud Gullit protagonista? Non avendo trovato nulla di pertinente lasciamo il tema libero. Se in questo riepilogo si è dimenticato qualcosa, o non c'è il vostro/a favorito/a, potete tranquillamente appaltargli questo spazio.
Z PER NADEZHDA SKARDINO
Si chiamerà Nadezha Skardino, ma si legge Zero. Questa ragazza bielorussa a un certo punto è sembrata una specie di incrocio tra Robocop e Terminator, prendendo il meglio di entrambi. Tra la sprint di Le Grand Bornand e l'inseguimento di Sochi ha realizzato una serie di 22 poligoni puliti consecutivi, una cosa mai vista nella storia del biathlon. Inoltre nelle gare tra l'8 gennaio e il 6 marzo ha colpito 166 bersagli su 170, alias 97,6% facendo venire il dubbio che lo spirito di Annie Oakley si fosse impossessato di lei.
P.S. Nel titolo avevamo parlato di "pagelle". Avete visto qualche voto? Anche il titolo era semiserio...
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
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Ghiacciaio Val Senales | 6/11 | 25-81 cm |
Saas-Fee | / | 0-0 cm |
Breuil-Cervinia | 12/15 | 40-120 cm |
Ghiacciaio Presena | 9/30 | 10-40 cm |
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