Antonella Bellutti e la difficoltà italiana di capire la multidisciplinarietà: "Ecco perchè ho lasciato lo sport"

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Antonella Bellutti e la difficoltà italiana di capire la multidisciplinarietà: "Ecco perchè ho lasciato lo sport"

La due volte campionessa olimpica ospite della prima puntata del "Puppo&Ambesi Summertime". Mille spunti da una trasmissione che potete rivedere qui su NEVEITALIA e sul nostro canale YouTube.

Un salotto estivo con una fuoriclasse assoluta quale prima ospite.

Il nuovo “Puppo&Ambesi Summertime”, che vedrà Dario Puppo e Massimiliano Ambesi coinvolgere personaggi del mondo dello sport per l'intero periodo estivo, è partito con una puntata dedicata ai Giochi Olimpici e in particolare alla possibilità di parteciparvi in entrambi gli ambiti, proprio come ha fatto Antonella Bellutti trionfando due volte (Atlanta '96 e Sydney 2000) nel ciclismo su pista e prendendo parte, nel bob a due, all'edizione invernale dei Giochi a Salt Lake City 2002.

Uno straordinario esempio di multidisciplinarietà, quello della campionessa bolzanina che, invano, ha provato a trasmettere anche nel post carriera. La difficoltà nel nostro paese di trasmettere questo concetto è stato un tema caldo della trasmissione, pensando all'attualità che vede Therese Johaug capace di dominare nello sci di fondo e firmare tempi da atleta di alto livello nei 10mila dell'atletica leggera. La pista, ma non quella dei velodromi che poi l'ha vista dominare, dove Antonella ha cominciato da giovanissima, prima di diventare l'unica donna italiana a gareggiare sia nelle Olimpiadi estive che in quelle invernali, oltre a risultare l'unica al mondo a farlo tra ciclismo e bob.

Ho sempre fatto di tutto, dai salti alle corse sino ai lanci – ha raccontato la Bellutti riferendosi alla sua prima carriera nell'atletica – Il mio 13”46 sui 100 ostacoli, nel 1985, mi ha un po' rovinata nel senso che gli allenatori nazionali a quel punto spingevano per la specializzazione, il mio tecnico invece voleva che continuassi con le prove multiple essendo ancora giovane. Ebbe la meglio la prima opzione, mi infortunai e fu praticamente la fine della mia prima carriera. Poi è arrivato il ciclismo su pista, quasi per caso”.

Olimpionica nell'inseguimento ad Atlanta, letteralmente dominante su tutte le rivali, poi il bis in una specialità completamente differente come la corsa a punti. E dopo Sydney, ecco il passaggio al bob per arrivare sino al 7° posto ai Giochi invernali di Salt Lake City 2002, nell'equipaggio formato con Gerda Weissensteiner: “Avevo già annunciato che l'Olimpiade in Australia sarebbe stata la mia ultima gara – ha spiegato ancora Antonella – Mi chiamarono successivamente dalla FISI dicendomi che due anni più tardi ci sarebbe stato l'esordio del bob a due femminile ai Giochi e che, in vista di Torino 2006, avrebbero voluto lanciare la disciplina pensando quindi ad un equipaggio particolare che comprendeva un'altra olimpionica (Weissensteiner fu oro nello slittino a Lillehammer 1994, ndr).

Dissi di no, ma Gerda già sapeva tutto e insistette sino a convincermi, dopo avermi portato a vedere la pista di Igls. Credevo fosse una pazzia, ci sarebbe davvero da scrivere un libro su questa esperienza...”.

Il concetto di multidisciplinarietà, appunto: “Ci ho provato nel post carriera agonistica a far capire l'importanza di praticare sport diversi, ma non c'è stato niente da fare. Ci sono troppi fattori ambientali che influenzano le possibilità di esprimere il proprio talento: lo considero un fallimento perchè vedo che non è cambiato nulla, ma ho abbandonato il mondo dello sport perchè era difficile convivere con un meccanismo che andava in maniera contraria rispetto a ciò che ho sempre pensato”.

Antonella Bellutti gestisce ormai da un decennio la “Locanda Itinerande”, rimessa a nuovo con la propria compagna di vita in un luogo splendido come Andogno, nel cuore del Parco Adamello-Brenta. “Portiamo anche i clienti a praticare varie attività, dalle camminate alla mountain bike, mentre io sono ancora un po' estrema visto che adoro lo sci alpinismo, la disciplina che più di tutte mi ha aiutato a dimenticare l'agonismo e ciò che sono stata come atleta”.

E' davvero possibile rendere, ad altissimi livelli, in sport completamente differenti, anche nello stesso periodo del proprio percorso agonistico? La risposta della bi olimpionica è chiara: “Credo che per certe discipline, come il ciclismo e lo speed skating prendendo ad esempio l'Olanda, ci si possa riuscire e risulti solo una questione organizzativa. Molto più difficile in altri casi, ma se non provi...”.

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