Dalla Valanga Azzurra all'Italjet degli anni '90, che incontro tra Gros, De Chiesa, Ghedina e Runggaldier

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Dalla Valanga Azzurra all'Italjet degli anni '90, che incontro tra Gros, De Chiesa, Ghedina e Runggaldier

Il noto opinionista tv ha ospitato tre miti dello sci azzurro nel corso di una spettacolare diretta social. Tra aneddoti e un gioco sul più grande di sempre...

Mettete assieme Paolo De Chiesa, Piero Gros, Kristian Ghedina e Peter Runggaldier, mischiateli tra filmati storici e ricordi. Ne verrà fuori una serata semplicemente spettacolare.

E' quanto successo nel corso di una diretta sui canali social di De Chiesa, per una “chiacchierata vintage” dagli anni '70 della Valanga Azzurra all'Italjet degli anni '90, condotta da Stefano Ceiner, ricca di momenti splendidi tra questi protagonisti del grande sci. Se il noto opinionista tv (da quest'anno al fianco anche di NEVEITALIA) ha scherzato con Ghedina, ricordandogli di non aver mai vinto quella coppa di discesa sfiorata più volte, Runggaldier (unico azzurro a vincere una sfera di cristallo in super-g prima di Paris) ha esaltato quel magico 1994/95 quando Alberto Tomba riportò la Coppa del Mondo in Italia 20 anni dopo Thoeni. “Rischiammo di vincere tutte e 5 le coppe, a ripensarci una cosa incredibile”.

Rammentando la qualità anche di velocisti come Perathoner, Vitalini e Fattori, lo stesso Paolo De Chiesa ha esaltato la tecnica di un fenomeno qual'era “Runghi”: “E' stato l'unico, prima dell'evoluzione dei materiali arrivata dopo il suo ritiro, a fare certe cose tra discesa e super-g. Nessuno come lui a tirare le curve”. Il gardenese ha confessato di essere cresciuto “nel mito di Klammer e Plank”, mentre il “Ghedo” ha espresso come di consueto la sua spensieratezza. “Io fino ai 15 anni non sapevo quasi chi fossero i campioni, pensavo solo ad uscire da scuola prima possibile per andare a sciare. Poi ho iniziato ad appassionarmi a Zurbriggen...”.

E poi via con tanti filmati per ricordare quella Valanga Azzurra, con l'esordio di De Chiesa a Campiglio nel 1974, proprio nel giorno in cui Ingemar Stenmark ottenne la prima delle sue 86 vittorie in Coppa del Mondo bruciando il piemontese. E poi Pierino Gros trionfatore a Kitzbuehel nel 1975 davanti a Stenmark e allo stesso De Chiesa, con Gros che nel dicembre 1972 bagnò l'esordio in CdM vincendo clamorosamente in Val d'Isère. “E pensate che sarei stato nel primo gruppo di partenza coi punteggi acquisiti tra le gare australiane e la Coppa Europa, ma le liste si aggiornavano solo una volta a fine stagione e tante gare le ho perse a causa delle piste già distrutte. Vere e proprie maratone con quasi 80 porte a manche...”.

I cinque di Berchtesgaden nel ricordo del leggendario Pierino (“stravinsi quella gara davanti a Gustavo, quell'anno ero davvero forte e vinsi la generale”), che smise giovane anche perchè “nessuno di noi riuscì ad accettare la supremazia di Stenmark, ci furono errori e poi erano altri tempi e le carriere duravano meno”. A proposito di Stenmark e paragoni con lo sci moderno, è poi scattato il gioco su chi sia stato il più grande sciatore di sempre: se De Chiesa ha ribadito che per lui rimane il formidabile asso svedese, per Gros “Ingo è stato il migliore sino all'avvento di Hirscher, l'unico a raggiungere i suoi livelli. Dico Marcel anche per la sua polivalenza e completezza, gli è mancata solo la discesa”.

Stesso pensiero di Kristian Ghedina (“Hirscher è il migliore, perchè 8 Coppe del Mondo in fila, rimanendo ai vertici in questo periodo storico, è un'impresa difficilissima”) e Peter Runggaldier, “anche se penso che ognuno sia stato un riferimento nella sua epoca, ma se devo indicarne uno scelgo Hirscher”.

Ancora filmati, dai trionfi dell'ampezzano a Wengen, “dove ho ancora il record, 2'24”23, nella discesa del '97 dove poi caddi dopo il traguardo”, alla discesa d'argento di Runggaldier ai Mondiali di Saalbach '91: “Ho rischiato troppo poco nella parte centrale, dopo aver sbagliato in super-g, e lì ho perso l'oro da Heinzer anche se, da giovane, ero felicissimo del risultato”.

Ghedina che invece regala un aneddoto sul suo trionfo nella discesa di Kitz, era il 1998: “Per la prima e unica volta in carriera sentii lo speaker gridare che ero in vantaggio, arrivai quindi alla stradina che tagliava l'Hausbergkante (che non si faceva per mancanza di neve, ndr) giurandomi che se avessi sbagliato l'ultima curva non so cosa avrei fatto. Per fortuna mi venne benissimo”. E a proposito di intermedi, De Chiesa invece ricorda: “Tu Ghedo eri un campione, io no perchè l'unica volta che mi accadde la stessa cosa, rallentai nelle 3 porte decisive dello slalom iridato di Schladming e persi il bronzo per 5 centesimi”.

Il ricordo dell'esempio portato da Thoeni e Stenmark, “simili tra di loro, riservati e uomini di grandi valori”, sino all'attualità legata a Dominik Paris, che i due ex velocisti azzurri vedono sulla strada di un pieno recupero, “anche se con due bambini sarà ancora più dura per Domme, che tornerà però più forte di prima” - le parole di Ghedina - sino al ritiro delle sorelle Fanchini e al ricordo del trionfo di Federica Brignone che tanto bene ha fatto e farà allo sci italiano.

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