Sempre nel cuore della gente: 40 anni di passione pura... tanti auguri a Max Blardone

Sempre nel cuore della gente: 40 anni di passione pura... tanti auguri a Max Blardone
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Sci Alpinoil campione

Sempre nel cuore della gente: 40 anni di passione pura... tanti auguri a Max Blardone

Il campione piemontese festeggia un compleanno speciale... in pista: alla guida dei giovani azzurri e al microfono una nuova carriera esaltante come quella sugli sci.

Sempre all'attacco, con una costanza e una generosità durata la bellezza di sedici stagioni ai massimi livelli del circo bianco.

Per questo, la gente amava Max Blardone e lo apprezza ancora da opinionista in casa Rai, alla quale è approdato appena appesi gli sci al chiodo nel 2016, per quella passione che sprizza da tutti i pori.

Oggi il campione piemontese festeggia 40 anni ed è giusto celebrarlo nel migliore dei modi, ricordando quanto ha fatto e ancora sta facendo per l'intero movimento, visto che ora guida i giovani azzurri (non a caso, anche in questa giornata speciale è in pista assieme ai suoi ragazzi a Santa Caterina Valfurva...) dopo aver battagliato con alcuni tra i più grandi gigantisti della storia.

Li ha battuti sette volte, quante le sue vittorie in Coppa del Mondo (con 25 podi complessivi, tutti in gigante), attraversando l'era di Hermann Maier e Michael Von Gruenigen, di Stephan Eberharter e Bode Miller, Benni Raich e Aksel Lund Svindal, sino a coloro che si sono presi tutte le sfere di cristallo nell'ultimo decennio tra le porte larghe, ovvero Ted Ligety e Marcel Hirscher. Avrebbe meritato un palmares ancora migliore, il “Blarda” da Pallanzeno, per la sua completezza e la capacità di adattarsi a vari cambi di materiali, piste e tracciature, visto che il gigante degli anni 2000 era una cosa e quello post 2012... un'altra.

Il 29 ottobre 2000 l'esordio in Coppa del Mondo a Soelden, subito 20esimo nella prima delle sue 153 gare nel massimo circuito, e nel finale di quella prima stagione tra i “grandi” uno straordinario 5° posto in occasione del gigante mondiale di Sankt Anton, con il miglior tempo nella 2^ manche. Non arriverà mai, purtroppo, una medaglia né a livello iridato, né a livello olimpico nelle tre partecipazioni a cinque cerchi, con l'ottavo posto di Salt Lake City 2002 e la grande delusione rappresentata da Torino 2006.

Eppure, quando vinceva lui c'era sempre qualcosa di speciale, come l'11 gennaio 2005 in occasione del primo trionfo: Adelboden, il terribile muro finale e Super Max che si tuffa sulla folla oceanica della Chuenisbargli, bruciando Bode Miller e Kalle Palander, non proprio gli ultimi arrivati. Il tutto, dieci anni dopo la perla di Alberto Tomba sulla leggendaria pista svizzera.

Tomba che è un idolo assoluto per Blardone, capace come pochi di prendere spunto da tutti i grandi campioni per crescere giorno dopo giorno. Osserverà da vicino Ligety, per andarsi a prendere per tre volte “LA” pista da gigante, la Gran Risa: in Alta Badia tre successi e sfide memorabili col “gemello” Davide Simoncelli, quelle derapate da brivido e il trofeo alzato al cielo nel 2005, 2009 e 2011. Trionfi che non basteranno per portare a casa quella Coppa del Mondo di gigante sfiorata più volte (due volte secondo e due volte terzo), in particolare nel 2007 con la beffa di Lenzerheide, quando Blardone cede per 21 centesimi a Svindal, che vince gara e sfera di cristallo quando a Max sarebbe bastato proprio stare davanti al norvegese.

L'ultima gemma il 26 febbraio 2012, con la zampata a Crans Montana proprio davanti al giovane Hirscher, avviato verso la sua prima Coppa del Mondo assoluta; poi il cambio di materiali, l'oblio di anni che sembravano eterni, anche se Max si allenava ancora come un matto e non sentiva il peso degli anni, nel fisico e nella mente. Niente Giochi di Sochi, niente Mondiali di Vail nel 2015, con prima esperienza al microfono per “smaltire” la delusione, ma l'ultima stagione dimostrerà tutto l'orgoglio del campione.

Il piemontese, infatti, a quasi quattro anni da quel giorno in Svizzera, torna su un podio di Coppa del Mondo con il 3° posto nel gigante di Yuzawa-Naeba, accendendo la notte italiana come una luce nel grigiore di un gigante italiano già in difficoltà. E' il 13 febbraio 2016 e il vecchio capitano, un mese più tardi (19 marzo) disputerà l'ultima gara, andando ancora a punti nella prova delle giganti di Sankt Moritz, salutando tutti al parterre, con famiglia al seguito e tanta commozione.

Poi, per l'ultima volta, la freccia scoccata dal suo arco, diretta al cuore della gente. Quella che ha conquistato per sempre.

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