Settant'anni oggi dal trionfo di Zeno Colò nella discesa mondiale di Aspen: quando il campione diventò leggenda

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Settant'anni oggi dal trionfo di Zeno Colò nella discesa mondiale di Aspen: quando il campione diventò leggenda

Il 18 febbraio 1950 rimarrà come una data storica per lo sci azzurro e non solo. Con quell'uomo venuto dall'Abetone che inventò la posizione a uovo...

E' stato il pioniere dello sci azzurro e della velocità mondiale in senso assoluto, il mito degli anni '50 prima di Toni Sailer.

Oggi è un anniversario speciale, perchè ricorrono i 70 anni dal trionfo nella discesa libera mondiale di Aspen di un grande come Zeno Colò: quel giorno in Colorado, il campione cresciuto all'Abetone si trasformò in leggenda, cogliendo la terza medaglia iridata dopo l'oro in gigante e l'argento in slalom.

Riportiamo il testo che Riccardo Crovetti ha elaborato per ricordare quell'evento così speciale nella storia dello sci, legato all'uomo che inventò la posizione a uovo.

“Aspen, 18 febbraio 1950. Una data che entrerà di diritto nella storia dello sci non solo nazionale. Era l’ultima giornata di gare dei Campionati mondiali che fino a quel momento avevano avuto un solo grande protagonista, Zeno Colò che aveva conquistato una medaglia d’oro in gigante e una d’argento nella gara di slalom. Da tenere ben presente che in quest’ultima competizione una leggera sbandata gli negò l’en plein per pochi decimi di secondo, senza considerare poi che lo stesso fu penalizzato dai paletti di bambù flessibili imposti dalla FIS a discapito di quelli di legno più adatti alla sua sciata. Eccolo nuovamente al cancelletto di partenza quel sabato mattino baciato dal sole per prendere parte alla discesa libera, la sua disciplina preferita. Amava la velocità che gli regalava emozioni ed adrenalina, la stessa che si coglie nelle dichiarazioni che rilasciò a proposito della gara che lo vedeva favorito: “Ce la metterò tutta. Io poi volerò davanti a tutti, a qualunque costo, tanto dopo 32 fratture può avvenire la trentatreesima”. Sul posizionarsi davanti a tutti fu di parola! La sua discesa andata in scena sulla “Ruthie’s Run” fu un autentico capolavoro perché lo vide dominare una delle più spettacolari e rischiose gare di tutti i tempi. Il tracciato su cui un tempo c'erano miniere d’argento era ben diverso dalle piste europee e ai più sembrò una corsa agli ostacoli. La dice tutta il fatto che rispetto ai mondiali precedenti le due discese furono programmate per ultime per il timore concreto che se disputate per prime a causa delle cadute ci sarebbero state delle sicure defezioni nelle gare successive. Su quel percorso di ben 3700 metri con un dislivello di 857 metri Colò sbaragliò la concorrenza degli altri 57 contendenti (10 dei quali non terminarono la gara), mantenendo una condotta di gara intelligente, soprattutto nel tratto iniziale chiamato “la diga” (l’odierna Lift 6) in cui la pista restringendosi obbligava i concorrenti a compiere due salti impegnativi. L’azzurro affrontò con maestria il successivo salto della “Bell Mountain” e soprattutto quello del canale del torrente (Spar Gulch) dove in una prova di allenamento era caduto rovinosamente finendo in mezzo alla boscaglia (non fu l’unico atleta a cadere durante le prove, almeno una dozzina e tra questi qualcuno si fece male in modo grave). Fu in quei frangenti che adottò la famosa posizione a uovo con cui raggiunse il punto di maggiore velocità nel canalone delle cascate del Niagara per poi moderarla per l’ultimo salto (Shuss Gully) il più temuto, affrontando tutte quelle scabrosità con leggerezza quasi come non esistessero. Tagliò il traguardo sulla cima di Mill Street con il tempo migliore, 2'34”4 davanti di un secondo al francese James Couttet e all’austriaco Egon Schoepf. Il telecronista statunitense lo omaggiò pronunciando in italiano che era lui il nuovo Campione del mondo. Spettatori e concorrenti si trovarono tutti insieme ad applaudire l’ennesima grande affermazione di Zeno Colò che fu incoronato re indiscusso di quei mondiali. Quella notte dopo i festeggiamenti, il campione toscano fu portato in trionfo per le vie di Aspen dai tanti simpatizzanti che cantavano “O sole mio”. Nonostante siano passati 70 anni il ricordo di Zeno Colò e delle sue imprese non si è mai spento in terra americana. E' storia recente che Abetone, paese natale del campione toscano si sia gemellata proprio con Aspen, un “sister cities” fortemente voluta da entrambe le località a lui legate”.

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