Viene da sperare che questi Mondiali di Hochfilzen non finiscano mai, in quanto nessuna delle sette gare andate in scena ha lesinato emozioni e non sono mancati i risultati di portata storica. In tal senso la 20 km maschile odierna è stata probabilmente l’apoteosi assoluta.
Si è capito sin dalle primissime battute come il “cannibale” Martin Fourcade potesse essere battuto. Il francese, partito con il pettorale numero 4, ha infatti mancato un bersaglio al tiro inaugurale dove, peraltro, sono subito venuti meno due contro-favoriti. Infatti sia Anton Shipulin che Simon Schempp hanno sbagliato due volte in apertura, uscendo immediatamente dalla corsa al successo.
Con un errore il transalpino avrebbe potuto imporsi senza patemi eccessivi, ma dopo uno zero in piedi ha accumulato una seconda penalità al successivo tiro a terra, concedendo quindi concretamente il fianco a eventuali assalti avversari. Il catalano ha limitato i danni grazie a una nuova sessione pulita in piedi, mettendosi quindi in attesa di capire quale avrebbe potuto essere il valore della sua performance.
Alla luce dell’evoluzione della competizione, Sergey Semenov e Benjamin Weger si sono rivelati seri candidati al podio, se non alla vittoria, chiamandosi tuttavia fuori dalla contesa mancando un bersaglio rispettivamente al terzo e al quarto tiro. Discorso analogo per Erik Lesser, che però ha raddrizzato in itinere la sua prova dopo aver sbagliato alla seconda sessione.
Con l’avanzare della gara si è compreso come Fourcade avrebbe potuto comunque ambire alla medaglia se non addirittura alla vittoria. Solo tre uomini hanno dimostrato di poterlo sopravanzare: Ondrej Moravec, Johannes Thingnes Bø e Lowell Bailey. Citati secondo il pettorale di partenza (rispettivamente 51, 96 e 100).
Il ceco ha seriamente avanzato la propria nomination al successo nel momento in cui è diventato il primo atleta a coprire tutti i 20 bersagli. In quell’istante sono diventati chiari due fatti. Il primo è che Martin non avrebbe vinto. Il secondo che Johannes Bø – diventato il favorito – non avrebbe potuto gestire alcunché in piazzola.
Il norvegese ha per di più commesso un errore al terzo poligono, trovandosi a dover inseguire il boemo. Lo statunitense è invece stato nuovamente perfetto, mantenendo un vantaggio virtuale di 12” sul mitteleuropeo.
Lo scandinavo, dopo un quarto giro relativamente più controllato rispetto ai tre precedenti, ha giustamente optato per rischiare il tutto per tutto al tiro conclusivo per poi lanciare l’assalto al leader negli ultimi 4 km. Il piano però è fallito poiché, sparando a velocità folle, ha mancato proprio l’ultimo bersaglio, abdicando alla contesa per i metalli.
Pochi minuti dopo l’americano ha invece mandato a segno tutti i proiettili, trovando a sua volta lo shoot-out e uscendo dal poligono con 6”4 di vantaggio. Un margine esiguo, considerando come il nativo della North Carolina (ma cresciuto tra lo stato di New York e il Vermont) sia solito soffrire oltremodo nei giri conclusivi (come accaduto nell’inseguimento di domenica).
Non a caso il veterano stars&stripes ha iniziato a cedere terreno, apparendo destinato a concludere in seconda posizione. Invece in uno di quegli sarcastici incroci del destino che solo lo sport sa offrire, il trentacinquenne di Siler City ha trovato il più improbabile degli alleati.
Infatti nel tratto finale è stato a lungo in scia di Alexey Volkov, rappresentante di quella Russia del biathlon sospettata di non combattere adeguatamente il doping e verso cui gli Stati Uniti (con Bailey in testa) si sono sovente schierati in prima linea. Con ogni probabilità il punto di riferimento dell’ormai ventinovenne siberiano ha permesso a Lowell di reagire nell’ultimo chilometro e di resistere con un margine di 3”3.
Dunque medaglia d’oro per Lowell Bailey, che nella scorsa primavera – prossimo al trentacinquesimo compleanno e con la moglie Erika incinta della piccola Ophelia – aveva contemplato l’ipotesi di ritirarsi, decidendo poi solo in estate di proseguire la sua attività agonistica.
Nato combinatista, ma capace di diventare un tiratore di primissimo livello, ha conquistato oggi la prima vittoria della sua carriera alla tenera età di 35 anni e 216 giorni, entrando di diritto nella storia degli sport invernali tout-court.
Quella odierno non è solo la maiden victory di Lowell, bensì del movimento americano nella sua interezza, sinora mai capace di salire sul gradino più alto del podio nelle 770 competizioni di primo livello andate in scena dal 1958 al 2017.
Per di più gli statunitensi capaci di laurearsi campioni del mondo nelle discipline nordiche si contano sulle dita di una mano. Johnny Spillane, Todd Lodwick e Bill Demong nella combinata nordica, Sarah Hendrickson nel salto con gli sci femminile e – da pochi minuti – Lowell Bailey nel biathlon. Ci sarebbero per la verità anche Kikkan Randall e Jessica Diggins nel fondo, impostesi però in una prova a squadre.
In tutto questo non va dimenticato come nello staff tecnico a stelle strisce lavori anche uno skiman italiano. Il frassinorese Federico “Helmut” Fontana.
Per Moravec non è restato che accontentarsi dell’argento, terzo podio iridato della carriera dopo quelli del 2015 (bronzo in questo format e argento nella mass start).
Alfine Martin Fourcade si è comunque messo al collo il bronzo, raccogliendo la sedicesima medaglia ai Mondiali (10-4-2) e la diciassettesima Coppa del Mondo di specialità della carriera.
I vari Lesser, Semenov e Weger hanno concluso rispettivamente quarto, quinto e decimo. Shipulin settimo, appena davanti a Johannes Bø, ottavo. Tredicesimo Schempp. Anonimi Svendsen, Peiffer e Bjørndalen, ventisettesimo, trentaquattresimo e quarantasettesimo.
In casa Italia Dominik Windisch (1+0+1+1) si è confermato il migliore, piazzandosi 21°. Ha marcato punti anche Lukas Hofer (3+1+0+0), 34°. Niente da fare invece per Thomas Bormolini (1+0+3+0), 59°, e per Giuseppe Montello (3+2+0+1), 87°.
Nella classifica generale di Coppa del Mondo, il vantaggio di Fourcade su Shipulin è di 363 punti quando ne restano a disposizione 480. Tradotto, in linea puramente teorica, il francese potrebbe conquistare matematicamente la Sfera di cristallo già nella mass start di domenica.
MONDIALI HOCHFILZEN 2017 – INDIVIDUALE MASCHILE
1. BAILEY Lowell [USA] (0+0+0+0) 48’07”4
2. MORAVEC Ondrej [CZE] (0+0+0+0) a 3”3
3. FOURCADE Martin [FRA] (1+0+1+0) a 21”2
4. LESSER Erik [GER] (0+0+1+0) a 32”0
5. SEMENOV Sergey [UKR] (0+0+1+0) a 38”6
6. KRCMAR Michal [CZE] (0+0+0+0) a 43”6
7. SHIPULIN Anton [RUS] (2+0+0+0) a 43”9
8. BØ Johannes Thingnes [NOR] (0+0+1+1) a 1’11”9
9. BIRKELAND Lars Helge [NOR] (0+0+1+0) a 1’14”3
10. WEGER Benjamin [SUI] (0+0+0+1) a 1’22”8
Clicca qui per i risultati completi.
MEDAGLIERE DOPO 7 GARE DI 11
4-1-0 (5) – GERMANIA
1-2-1 (4) – REP.CECA
1-1-3 (5) – FRANCIA
1-0-0 (1) – USA
0-2-1 (3) – NORVEGIA
0-1-0 (1) – BIELORUSSIA
0-0-1 (1) – RUSSIA
0-0-1 (1) – ITALIA
Individuale M WCH Hochfilzen (AUT)
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