Sochi, -2. Le grandi sorprese olimpiche (8): Bill Johnson, promessa mantenuta!

Le grandi sorprese olimpiche (8): Bill Johnson e la promessa mantenuta1
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OlimpiadiOro in DH a Sarajevo 84

Sochi, -2. Le grandi sorprese olimpiche (8): Bill Johnson, promessa mantenuta!

SARAJEVO (Bosnia) - Nei Giochi della riconciliazione internazionale (apparente), martoriati da neve e freddo, ma splendidi sotto molto punti di visti, ecco la storia incredibile e per certi versi tragica di una ragazzo con un passato difficile alle spalle, certo ricco di talento, che con spavalderia e classe andò a conquistare la prima medaglia d'oro a Cinque Cerchi dello sci alpino americano, promettendola a pubblico e media già molte settimane prima.... Il Californiano scomparirà poi presto dal Circo Bianco, come una meteora, e oggi lotta con dignità estrema per la vita dopo tragedie personali e tanti problemi fisici. 

Nella Jugoslavia del 1984 le gare di sci alpino, prive di Stenmark, Hanni Wenzel e Marc Girardelli regalano trionfi inaspettati alla squadra americana. In particolare, ecco un ragazzo californiano di 23 anni, William Dean Johnson detto Bill, da Los Angeles, classe 1960, vincitore della Coppa Europa 1983, capace di auto-proclamarsi, alla vigilia della discesa olimpica, unico favorito per la vittoria finale: manterrà la promessa sorprendendo tutti.

A 17 anni, Bill, un'adolescenza difficile, era stato pescato in fragrante mentre tentava di rubare una macchina. Il giudice incaricato di decidere del suo destino, venuto a conoscenza del fatto che il ragazzo era dotato di un particolare talento sugli sci, invece di mandarlo in prigione, lo spedì in un riformatorio che era in realtà una Ski-Academy, cambiando il destino suo e degli Stati Uniti in questo sport. Bill bruciò le tappe, arrivò in squadra Nazionale, nella stagione 1983-'84 approdò alla Coppa del Mondo, partì in sordina, ma a Wengen, in una delle discese mito del Circo Bianco, il 15 gennaio 1984, vinse davanti a due austriaci, Steiner e Resch, parlando poi chiaro a un mese dai Giochi di Sarajevo: "Alle Olimpiadi vincerò la medaglia d'oro in discesa"

Ecco l'andamento della stagione di Coppa del Mondo nel 1983-1984 in discesa: 

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Dopo Wengen, Johnson sciò male a Kitzbuehel e Garmisch, ma nell'ultima gara prima delle Olimpiadi, a Cortina, terminò quarto e improvvisamente cominciò a diventare un outsider per la gara a Cinque Cerchi, a maggior raggione considerando il fatto che la discesa di Sarajevo non presentava troppe curve, non era difficile e si adattava perfettamente alle caratteristiche dell'americano, il migliore nei tratti di puro scorrimento. Una volta in Bosnia, nelle cinque prove che precedettero la gara, Bill fu nel complesso il migliore come piazzamenti e a quel punto non ebbe più dubbi nella conferenza pre-discesa: "Non so nemmeno cosa ci facciamo qui gli altri atleti - disse - mi consegneranno la medaglia d'oro. Gareggeranno per il secondo posto". 

Neve e vento constrinsero gli organizzatori a posticipare la discesa per ben tre giorni, ma Bill era imperturbabile; "Tutti sanno che è la mia pista", ribadì. E fu di parola. Scese con il pettorale n.6, con il suo stile non certo impeccabile, ma una capacità di mantenere gli sci piatti sul terreno unico. Vinse senza problemi. Nel dopo gara, gli fu detto che austriaci e svizzeri si erano lamentati della facilità del tracciato, asserendo che Johnson aveva vinto proprio perché la pista "non era per niente difficile". Lui rispose così: "Ma se era così facile, perché non hanno vinto proprio loro che sono i più bravi?". 

Video : 1984 Bill Johnson Downhill

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La sua inaspettata vittoria mandò in delirio gli sportivi statunitensi, anche se fece storcere il naso ai puristi dello sci del nostro continente, presi in contropiede proprio da questo discesista che affrontava le curve in modo spericolato, e quando sembrava perdere l’equilibrio, riusciva a rimettersi in perfetto assetto, ancora più saettante di prima. Il giorno dopo la gara, ironizzando sulla sua adolescenza difficile, durante la quale aveva conosciuto il riformatorio, un quotidiano britannico era arrivato ad intitolare: “Sarajevo: un ladro d’auto ha rubato la medaglia d’oro.”.

Insensibile alle frecciate, il ventitreenne Bill Johnson si sentiva trascinare dal vento del successo, e con un pizzico di cinico ottimismo, a una domanda di un giornalista sul significato della sua vittoria olimpica aveva replicato: “Vuol sapere che significa per me? Milioni. Tanti milioni”. Come personaggio aveva raccolto subito la simpatia del pubblico americano, e un anno dopo sarebbe stato realizzato un film televisivo sul suo trionfo di Sarajevo. Ma dopo avere vinto altre due gare di coppa del mondo nelle discese di Aspen in Colorado e di Whistler Mountain in Canada nel marzo 1984 (e anche la Coppa di specialità), un infortunio prima al ginocchio e poi alla spalla avevano oscurato la stagione successiva.

Il recupero auspicato non sarebbe avvenuto, e le sue successive apparizioni non lo avrebbero più visto nelle posizioni di alta classifica. Gli allenatori della squadra statunitense erano dell’avviso che la sua condizione di forma non era più ottimale, e quando glielo avevano rinfacciato, lo avevano fatto schiumare di rabbia. Ne era scaturito un alterco verbale che il passionale Bill aveva condito con insulti da caserma. Si stavano avvicinando i giorni delle Olimpiadi di Calgary 1988, e si era così giocato le proprie ultime chance di prendervi parte con lo squadrone a stelle e strisce. L’anno dopo, ad appena ventinove anni, annunciò il ritiro dalla vita sportiva (con 4 podi tra Olimpiadi e Coppa del Mondo, tutte vittorie...), e insieme alla moglie intraprende una nuova esistenza itinerante in giro per gli Stati Uniti, con un camper che fungerà da nuova casa per quasi dieci anni.

Ma passato l’entusiasmo romantico per questa avventura sulle orme dei personaggi di Kerouac, e dilapidati rapidamente i guadagni del dopo olimpiade, la coppia si troverà alle prese con gravi difficoltà economiche, e sopravvivrà di espedienti, come l’organizzazione, poi fallita, di un Circo Bianco di vecchie glorie dello sci, insieme ad altre sfortunate incursioni nell’imprenditoria sportiva. A questo si aggiungerà nel 1992 la tragedia della perdita del primo dei tre figli per un incidente domestico, finché alla fine degli anni novanta Bill Johnson verrà abbandonato dalla moglie col resto della famiglia al seguito. Questa batosta gli si rivela particolarmente difficile da sopportare; e a quel punto il suo desiderio principale diventa quello di riconquistare la compagna perduta. Comincia così a balenargli nella mente un colpo ad effetto: ritornare a gareggiare nella discesa libera, possibilmente per le imminenti olimpiadi di Salt Lake City. Anche in questo caso però la realtà si rivela più complicata dei sogni; e nonostante i duri allenamenti a cui si sottopone, ormai ultraquarantenne, non riesce ad essere sufficientemente competitivo nei confronti dei più giovani e fisicamente più esuberanti avversari. La granitica volontà di farcela è superiore alla consapevolezza dei limiti fisici, e il 22 marzo 2001, mentre scende in prova prima di una gara nel Montana perde il controllo degli sci e rovina violentemente contro un blocco di neve ghiacciata. Gli spettatori ai bordi della pista sentono un grido d’aiuto straziante e disperato. I primi soccorsi arrivano dopo pochi istanti, ma il volto dell’ex campione è già coperto dal sangue che cola copiosamente dalla bocca e da un orecchio. Il trasporto in ospedale è altrettanto puntuale, e Johnson viene operato per rimuovere una vistosa emorragia cerebrale. La sua fibra da atleta riesce a salvargli la vita, ma gli effetti dell’incidente sono devastanti: le sue facoltà cognitive sono definitivamente compromesse, e l’intera parte destra del corpo è paralizzata irreversibilmente.

Dopo cento giorni di degenza in un centro di riabilitazione, la sua assicurazione sanitaria non gli ha permesso di restare altro tempo, e viene rimandato a casa per essere affidato alle cure dell’anziana madre. La notizia del suo incidente ha colpito profondamente il mondo dello sci americano, che si è prontamente mobilitato per raccogliere i fondi necessari alla sua assistenza. In particolare l’ex campione statunitense Phil Mahre, suo amico e protagonista del documentario “Downhill: The Bill Johnson Story” insieme a Franz Klammer e ad altri campioni, non ha mai smesso di impegnarsi in iniziative di beneficienza per la sua causa.

IL RISULTATO COMPLETO DELLA DISCESA LIBERA DI SARAJEVO '84

                                                                                                    (8- CONTINUA)

SETTIMA PUNTATA (CECCARELLI, SALT LAKE CITY 2002). 

SESTA PUNTATA (STOCK, LAKE PLACID 1980).

QUINTA PUNTATA (BURAAS, NAGANO 1998).

QUARTA PUNTATA (MANCUSO, TORINO 2006)

TERZA PUNTATA (OCHOA, SAPPORO 1972)

SECONDA PUNTATA (KIEHL, CALGARY 1988)

PRIMA PUNTATA (LEE-GARTNER, ALBERTVILLE 1992).

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1984 Bill Johnson Downhill

vistavuelounge, Mercoledì 20 Gennaio 2010

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