Daron Rahlves e l'immensità della Stelvio: "E' la pista più dura, chi vincerà lì l'oro olimpico vivrà qualcosa di speciale"

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Daron Rahlves e l'immensità della Stelvio: "E' la pista più dura, chi vincerà lì l'oro olimpico vivrà qualcosa di speciale"

A poche ore dal via della tappa di Bormio, con la discesa di sabato e il super-g domenicale sulle nevi valtellinesi, parola al jet californiano che ha conquistato due volte una pista mitica. "Anche se ai Mondiali 2005 volevo più di ogni altra cosa la medaglia d'oro nella disciplina regina, fu una delusione enorme", racconta il campione americano che fu argento alle spalle di Bode Miller, prima di conquistare il bronzo in gigante.

Per anni, la sua figura è stata protagonista delle campagne di comunicazione della Coppa del Mondo a Bormio: “Adrenalina Pura”, recitava lo slogan, come quella che anche quest’anno si respirerà sulla pista Stelvio il 28 e 29 dicembre con le due gare veloci anticipate dalle prove al via già domani, giovedì 26 (ore 11.30).

E’ Daron Rahlves, che nella sua carriera quell’adrenalina l’ha domata alla grande: l’asso statunitense ha fatto sua la discesa di Bormio in due occasioni, nel 2002 e nel 2005, e anche per questo in Valtellina se lo ricordano bene. D’altra parte, parlandoci chiaro, non importa da quanti anni abbia appeso gli sci al chiodo (ha disputato l’ultima gara nel 2010): l’entusiasmo e l’emozione di quelle giornate sono ancora lì, come se fosse ieri.

E il suo amore per la pista Stelvio, la creatura di Oreste Peccedi ed Aldo Anzi, si percepisce in ogni parola: “Credo che sia la pista fisicamente più impegnativa di tutta la Coppa del Mondo, anche perché è sempre estremamente ghiacciata. È come se fosse ruvida, e piena di dossi. Da quando metti gli sci fuori dal cancelletto, non c’è mai respiro. Già alla seconda curva arriva un primo salto importante: in questo mi ricorda Kitzbuehel, dove bastano pochi secondi per entrare nel vivo della battaglia.

Negli anni alcune piste di discesa sono diventate più semplici, Bormio no: è rimasta unica e intatta nella sua mitica e affascinante difficoltà. La Stelvio è follia, di quelle belle”.

Sono tanti i ricordi che animano Daron, a cominciare dai suoi trionfi. “Un anno sono arrivato a Bormio con degli sci nuovi di zecca che mi aveva preparato lo sponsor tecnico, chiedendomi di provarli nella prima prova cronometrata: primo posto. All’epoca i numeri di partenza funzionavano in maniera diversa, così nella seconda prova si tendeva a rallentare un po’ per avere un numero migliore. Io però mi sentivo così bene che ho continuato a spingere: mi sono rialzato nel finale ma non è bastato, ancora primo. Gli allenatori austriaci iniziarono a dirmi che avevo sbagliato, che il numero di partenza mi avrebbe sfavorito e non avrei vinto. Io gli risposi che sarei stato veloce comunque. Indovinate come è finita?”.

Il californiano classe 1973 ha partecipato anche ai Mondiali sulla Stelvio nel febbraio 2005 dove chiuse al secondo posto in discesa, a 44 centesimi da Bode Miller che aprì la doppietta a stelle e strisce, seguito poi dalla medaglia di bronzo nel gigante a firma Hermann Maier (con un grave errore di Rahlves nella 2^ manche, ndr). “È stata probabilmente una delle peggiori sconfitte che abbia mai subito, volevo quella vittoria più di qualsiasi altra cosa – ha raccontato ancora Daron riferendosi alla discesa iridata - Bormio per me è sempre stata una sfida fantastica, e adesso si prepara ad ospitare le prove maschili dei Giochi di Milano Cortina 2026.

Non capita spesso che le medaglie olimpiche siano assegnate su una delle piste più sfidanti al mondo: per il nostro sport questo è il massimo, significa che gli ori olimpici saranno appannaggio di veri campioni e avranno un valore speciale”.

E fuori dalla pista? Anche su questo Rahlves ha qualcosa da raccontare: “Bormio ha un sapore particolare, anche perché per via della sua data ci ho passato il Natale più di una volta. Una sera sono stato anche alla Messa di mezzanotte nella chiesa del paese”.

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